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In ricordo di Antonio Piromalli, nel decennale della morte

Gaetanina Sicari Ruffo (tratto da Calabria Sconosciuta 139-140, luglio-dicembre 2013) Sono passati dieci lunghi anni senza il Prof. Antonio Piromalli, apprezzatissimo collaboratore della presente rivista, già fondata all'epoca dal compianto primo direttore  dott. Giuseppe Polimeni. Egli aveva seguito con i suoi incoraggiamenti ed i suoi scritti il tortuoso percorso d'elaborazione per più d'un ventennio, fin dal 1978, ed i suoi contributi furono pubblicati fino a qualche anno prima della scomparsa. Originario dalla Calabria (Maropati 1920 - Polistena 2003) ha sempre rafforzato il suo legame con essa, nonostante fosse per lunghi periodi fuori, impegnato nell'insegnamento della Letteratura italiana prima all'Università di Urbino e Bologna, poi nelle Università di  Udine, Salerno, Cassino, medaglia d'oro nel 1989 dei Benemeriti della Scuola, della Cultura, dell'Arte anche per i molti importanti incarichi ministeriali che assunse per la promozione della

La giornata della memoria

di G aetanina Sicari Ruffo Oggi ricorre la tristissima data del ricordo dell'Olocausto e nuove nubi si addensano sui negazionisti. Esiste una proposta di legge, n.54 , che l'aula di palazzo Madama ha inserito nel calendario dei lavori per la prossima settimana. Prevede la reclusione fino a tre anni per chi neghi crimini di guerra evidenti e contro l'umanità secondo il dettato della Carta penale internazionale dell'Aia. Già una ventina di paesi tra cui la Svizzera, il Belgio, la Polonia, l'Austria, Israele, Argentina hanno preso provvedimenti contro questi mistificatori, pur senza arrivare alla condanna penale. Non tutti però sono d'accordo su questa decisione. La discussione forse va riportata sul piano storico ed ideologico non su quello politico e giudiziario. I motivi del negazionismo sono da condannare perché anacronistici e di parte. Conviene ignorare o negare a chi nutre ancora odio e risentimento come se niente sia accaduto di anormale, quando l

Anton Calabrès, il marinaio calabrese di Cristoforo Colombo

Il marinaio - che insieme ad un altro calabrese, Angelo Manetti, prese parte alle spedizioni colombiane - è da considerarsi il primo emigrato in assoluto in terra d'America. Qui altri post sull'argomento . ***. di Giuseppe Pisano (Pubblicato su Calabria Sconosciuta N° 139-140) Fu il primo calabrese a varcare l’Oceano e a mettere piede sul quel Nuovo Mondo in cui, nei secoli successivi tanti suoi conterranei lo avrebbero seguito. Si chiamava Anton Calabrés (1), marinaio, l’uomo che assieme ad altri seguì Cristoforo Colombo nel primo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo a bordo della Pinta. Di lui si sa poco o niente e fino ad ora il suo nome è passato inosservato, nascosto fra le pieghe della storia, dimenticato fra le pagine dei documenti dell’epoca, confuso fra quelli dei tanti che parteciparono a quell’impresa, più di 500 anni fa. Solo nel 1982 il nome di Anton Calabrés venne strappato per un attimo alle nebbie della dimenticanza quando Antonio Quinto Pisano,