UNA VITA davvero tormentata. Piena di amori, ma anche di delusioni, di dolore, di impegno sociale, di incontri importanti, di poesia e tenerezza. La vita di Rina Faccio o meglio di Sibilla Aleramo, la scrittrice e poetessa vissuta dal 1876 al 1960, è stata effettivamente così. «Era una donna bellissima. I suoi capelli bianchi le incorniciavano il viso come un’aureola». Il ritratto che Livia Naccarato, poetessa e scrittrice originaria di Aiello Calabro (Cs), traccia della Aleramo in una recente conversazione, è puntuale e suggestivo. La vita di Sibilla è molto movimentata e tormentata. Dapprima, la malattia mentale della madre, poi la violenza che subisce a soli 16 anni dalla quale, come conseguenza, ne deriva un matrimonio riparatore, un figlio e quindi il fallimento di questa non voluta unione coniugale. In seguito, ha diverse altre relazioni amorose, prima con il poeta Giovanni Cena che le darà lo pseudonimo di Sibilla Aleramo; poi con il pittore Cascella; il poeta Dino Campana, con