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Chiesetta di Cleto, il comune invoca chiarezza e chiede l'annullamento della vendita perché "viziata in più punti"

CLETO, CS – La vicenda della chiesetta di Cleto, venduta nel 2015 per 10 mila euro dalla parrocchia di S. Maria Assunta ad un imprenditore olandese, per farne un centro d’arte internazionale, continua a far discutere perché ci sono aspetti sui quali l’amministrazione comunale in carica invoca chiarezza chiedendo spiegazioni “alle parti, a chi ha rogato l’atto, alla minoranza che apertamente difende la regolarità della vendita”.
I fatti certi sono che sulla chiesetta castellense del Santissimo Rosario era attivo un finanziamento di 300 mila euro per i lavori di messa in sicurezza della stessa e di alcune aree del castello, regolarmente appaltati e consegnati e previamente autorizzati dalla Curia di Cosenza. A causa del successivo passaggio di proprietà, si è poi perso il finanziamento e quindi non è stato possibile intervenire sulla chiesetta, né rendere agibili le aree di accesso al maniero normanno.
Gli aspetti, invece, che destano perplessità riguardano la compravendita e il diritto di prelazione. In particolare, l’attuale esecutivo punta il dito sulla mancata comunicazione nei termini di legge. Come prescrive il codice dei beni culturali, il comune di Cleto, se fosse stato informato, avrebbe potuto far valere il diritto di prelazione nei 60 giorni decorrenti dalla denuncia di trasferimento ricevuta dalla Soprintendenza di Cosenza in data 23 luglio 2015 e cioè entro il 21 settembre. La stranezza che segnala l’amministrazione comunale è che la notifica della procedura è giunta con Pec della Soprintendenza di Cosenza alle ore 13.57 di lunedì 21 settembre, dopo la chiusura degli uffici comunali. Tutto questo si evince e viene peraltro attestato da una lettera di luglio 2016 inviata della stessa Soprintendenza, alla quale la nuova maggioranza appena rieletta si era rivolta per chiedere informazioni. 
Altra questione sulla quale si intende fare luce è relativa all’atto notarile nel quale il municipio cletese, al tempo commissariato, non viene citato tra gli enti che non hanno esercitato il diritto di prelazione. Da quanto si legge nella documentazione in possesso del comune, per la compravendita è stato necessario rogare due atti, il 3 luglio e il primo di ottobre 2015. Un doppio passaggio previsto dal D.lgs 42/2004 quando si tratta di vendita di un bene di interesse culturale, che si perfeziona con l’avveramento della condizione sospensiva, cioè della mancata prelazione che in questo caso non è stata esercitata né dallo Stato tramite la Soprintendenza, che non ha inteso acquistare la chiesa, né da altro ente territoriale, leggasi comune, il quale come si è visto non era stato informato in tempo utile.

AGGIORNAMENTO
Il 26 giugno scorso, il comune in una lettera alla Sorpintendenza di Cosenza, chiede l'annullamento dell'alienazione della chiesa.






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