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L'anniversario di Caporetto


Il Sacrario militare di Redipuglia
di Carmelina Sicari – direttrice di Calabria Sconosciuta
Ho vissuto all'ombra di Caporetto. Una vera tragedia perché mia madre che era rimasta orfana prima ancora di nascere, aveva un padre che era morto poco prima di Caporetto in una delle battaglie del Carso, di cui l'ultima fu appunto Caporetto nel '17. Data fatale dunque questa di un centenario che non si dovrebbe commemorare tanto infausta è la memoria. Caporetto è per antonomasia non una sconfitta ma la sconfitta. Il Piave piange nella omonima canzone. Le immagini dei soldati stracciati, frustrati, umiliati che si disperdono dopo la battaglia attanagliano i cuori. La tragedia rimase e fu protagonista nella mia infanzia. Mia madre probabilmente non sapeva che le battaglie del Carso, in una delle quali suo padre era stato polverizzato alla lettera, avevano come obiettivo la liberazione di Gorizia.
Era accaduto sul S. Michele nel '16. Questo nome si era inchiodato nella testa di noi bambini insieme ai motivi delle canzoni, quella della tradotta che non giunge mai alla meta e che è ferma al Piave, cimitero della gioventù. Non sapeva mia madre che correva uno spirito pacifista nei camminamenti delle trincee e che i soldati dei due opposti fronti si erano scambiati gli auguri per Natale. Non sapeva che la brigata Catanzaro per un atto del genere era stata decimata con disonore. Sapeva che suo padre aveva manifestato a sua moglie l'idea di farsi disertore. Ed era stato così potentemente redarguito da non fare più alcun tentativo al riguardo. Ci conduceva il 4 novembre per la ricorrenza di Vittorio Veneto, il contraltare di Caporetto, alla cerimonia dei Caduti dove veniva proclamato il nome di suo padre e tutti intorno gridavano: Presente. Era un giallo perché se tutti dicevano che erano presenti, mio nonno si nascondeva? Poi quando fui grande, ebbi l'incarico. Dovevo trovare la tomba del nonno e tornare con una fotografia quanto meno. Dov'era sepolto? A Redipuglia asseriva con fermezza mia madre. Ma lì non c'era traccia. Percorsi tutta la collina leggendo ad uno ad uno i nomi e poi presi a visitare i piccoli cimiteri di guerra alla ricerca. Nessuna traccia. Finché capii. Era saltato in aria e di lui non era rimasto che qualche brandello. La pietà dei commilitoni e dei superiori aveva asserito che era idealmente sepolto a Redipuglia ed invece… Caporetto.
Caporetto era tutto questo. È tutto questo. Non bisogna dimenticarlo, bisogna farlo ricordare agli assertori della guerra igiene del mondo.

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