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Le parole e la musica


di Carmelina Sicari - direttrice di Calabria Sconosciuta
Emerge nel cuore del dibattito sulla buona scuola, un'iniziativa, singolare, che merita un commento. È quella di Michele Placido che sta portando al Sistina. Un viaggio dentro la letteratura italiana in un percorso singolare: la musica che sottende le parole. L'unico modo per vincere la volgarità, la violenza di oggi, dice Michele Placido.
Da Dante a Leopardi, musica e parole. La poesia italiana con l'ascendente del mondo classico, l'eredità giambica e quella epica dell'esametro trasfuse nell'endecasillabo, ha sempre avuto al suo interno il culto del ritmo, della musica. Non solo metafore ed immagini dunque ma anche musica. La sinestesia fu la forma di fusione o di sintesi di più arti dentro la poesia ma ancor prima lo sforzo dei poeti di inserire il ritmo dentro le parole. Dalla terzina dantesca con l'endecasillabo alla canzone petrarchesca, al sonetto, la poesia si cimentò su diverse invenzioni ricavate dalla memoria classica, fino a Carducci che nelle Odi barbare e in Giambi ed epodi si propose più da vicino di seguire i classici da buon scudiero di essi, come si proclamò. Ma fu con D'Annunzio e prima ancora con Pascoli che con l'onomatopea si cercò un percorso innovativo per la poesia. Non è un caso che l'attore inserisca proprio D'Annunzio nel suo percorso. La pioggia nel pineto è l'esempio più alto di questo legame tra la musica e la parola lontano dall'onomatopea. Il ritmo della pioggia si traduce in un ritmo delle parole. Ma il poeta non canta la noia bensì una trionfante metamorfosi. La soglia del bosco è la porta per una immedesimazione nella vita arborea della natura e attraverso essa è l'ingresso nell'Eden fatto di suoni e di sussurri, di sensazioni e di trasformazione. Le parole piane, taci, soglia, le sibilanti, su la soglia del bosco favoriscono l'ingresso in una sinfonia in cui il ginepro ha un suono, le tamerici un altro e le altre piante altro ancora. La perdita della coscienza è il segno di questa metamorfosi. Una sorta di smemoratezza chi sa dove chi sa dove. D'Annunzio aveva annunciato poeta, divina è la parola e il verso è tutto e sembra attuare il progetto in modo efficace. Ma proprio attraverso questa fusione forse si può operare davvero una metamorfosi in cui ogni violenza infine sia vinta.

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