di Carmelina Sicari - direttrice di Calabria Sconosciuta
Mi
raggiunge nella notte la notizia della morte di Tzvetan Todorov,
filosofo e antropologo bulgaro ma naturalizzato francese. Nato
a Sofia nel '39 è morto ora a Parigi. La penna non può
restare inerte. La sua
cultura oltre che squisitamente francese, giacché
era stato allievo di
Roland Barthes, era soprattutto europea. Il titolo di una delle sue
ultime opere, La
bellezza salverà il mondo,
basta a indicarlo a chiare lettere: è infatti
la frase che il grande scrittore russo, Dostoevskij, fa dire al
protagonista de L'idiota.
Ma
la sua vicinanza ai russi è più
profonda
dato che Todorov ha introdotto nella letteratura francese ed europea
i temi del formalismo russo. Il formalismo russo sviluppatosi tra il
'14 e il '30 a S. Pietroburgo
e Mosca, ha influito notevolmente sullo strutturalismo cercando di
individuare le nuove regole nella 'forma' del racconto. A partire da
Vladimir Propp, autore di
Morfologia della fiaba, il
tema della fiaba con gli archetipi della narrazione in essa
contenuti, divennero familiari alla gioventù
studiosa
europea. Ma non è solo questo il suo altissimo merito. Todorov per
il suo sentimento libertario fu definito giustamente 'umanista'. Il
suo rifiuto di qualsiasi ideologia che gli faceva vedere come un
incubo il ritorno in patria a Sofia, fu pari alla ricerca del
'genere' lettearario nuovo. Un genere come La
letteratura fantastica
apparso negli anni 70 presso Garzanti che costituisce come la pietra
miliare del suo pensiero. È
anche
il testo su cui si consumò
il
mio incontro ad Urbino con Todorov nel momento in cui i temi del
'doppio', del racconto, della psicanalisi si incrociavano, nel
momento in cui insieme a lui ad Urbino tenevano lezioni, Foucault e
David Cooper
per non dire di Umberto Eco. Perché
questo
non è un coccodrillo come tanti apparsi oggi sui quotidiani, questa
è una memoria personale con la scoperta geniale di un'inclusione nel
'genere' letterario che si voleva definire, della psicanalisi. Anzi
il saggio di Todorov sulla letteratura
fantastica è
un'anticipazione rispetto al rapporto psicanalisi-letteratura. Nel
'meraviglioso' si incrocia il simbolo onirico e il desiderio
individuale, che crea il racconto. Nel saggio Freud e Jung si
incontrano e si incrociano, si contaminano diventando davvero
fecondi. Non è un caso che dall'incontro con
Todorov ad Urbino trassi stimolo per le ricerche su Ariosto e sulla
poesia cavalleresca. Il gigantesco simbolo dell'ippogrifo in
Ariosto, coniuga desiderio e forme archetipali di immaginario,
coniuga collettivo ed individuale al livello sublime. E così
il
castello di Atlante dove si rischia di restare imprigionati dalla
forma assunta dal proprio desiderio, ossia da una proiezione del sé.
Nel
2007 nel saggio
Di fronte all'estremo
Todorov prendeva posizione di fronte alla ricorrente
disumanizzazione e proclamava alto che la barbarie non va sconfitta
una sola volta ma sempre ogni qualvolta si ripresenti. Lo stesso
impeto che aveva posto ne
La conquista dell'America
del 1984 in cui l'America era l'altro da noi con cui bisognava fare i
conti. Ma il testo supremo quello a cui devo grande riconoscenza è
proprio Letteratura
fantastica
che resta un testo fondamentale per comprendere non solo 'un genere'
non solo la
letterarietà di un’opera ma in fondo noi stessi.
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