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Il caso Tortora

di Carmelina Sicari – Direttrice di Calabria Sconosciuta
Intanto c'è un caso Tortora e sarebbe bello, per riprendere uno stilema manzoniano, che non ci fosse nessun caso giacché ricorriamo al termine 'caso' solo quando sbattiamo contro l'ingiustizia più palese, l'assurdo della storia e della vita.
Così il caso Moro di cui parlava Sciascia. Moro e Tortora emblemi di vittime dopo esser giunti al massimo del potere e del successo. Forse per questo è accaduto. Per una nemesi sottile, inspiegabile, impenetrabile della storia stessa. Carducci amava percorrere i meandri delle strane corrispondenze della storia.
Certo che poco prima che accadesse il caso Tortora nelle città italiane sui muri era apparsa una curiosa scritta, strana e minacciosa insieme. Tortora offende la morale. Strana perché era insieme una minaccia, un avvertimento e nel sotto testo, nel linguaggio subliminale, ancora più terribile e pauroso, una richiesta di consenso, una profezia di qualcosa a venire, ma imminente. E Tortora innocente, come subito apparve per l'enormità del fatto che non c'erano prove e poi si scoprì che si trattava di omonimia, per l'ostinata perversione della giustizia fondata su denunce di falsi pentiti, Tortora apparve in manette, esposto al ludibrio, costretto a difendersi nei tribunali, immolato non si sa a che totem, offerto a non si sa quale vendetta.
Ebbi allora, quando il fatto divenne eclatante e poi alla sua morte, un senso di impotenza poiché tutto quello che amai, ed è ancora Carducci, che sognai era vano. Ma la letteratura aveva già detto tutto al riguardo. Pinocchio finito in galera per un equivoco anche lui, sente dal giudice che è stata proclamata un'amnistia e con cautela si informa: - Per chi è l'aministia? Il giudice risponde: - Per i colpevoli. E Pinocchio: - E gli innocenti? Risposta lapidaria ed inflessibile del giudice: - Restano in carcere.
Tortora abbracciò per la restante parte della sua vita la missione del carcere ma probabilmente non trovò sufficiente il senso da dare all'assurdo che non riusciva a penetrare.
Noi, il coro, abbiamo partecipato al dolore metafisico dell'assurdo, sentendoci impotenti ma sappiamo che non basta che il sugo della vicenda, per riprendere Manzoni anche lui esperto di assurdo della storia, deve essere ancora rinvenuto.

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