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Camilleri e il Mediterraneo

di Carmelina Sicari - Direttrice di Calabria Sconosciuta
Camilleri dice che Montalbano gli è profondamente antipatico perché gli si è imposto in maniera drammatica. Lo ama perché gli deve tanto e gli è servito da apripista per altri romanzi, però è invadente e pretenzioso. Non riesce a farlo stare al suo posto. Forse è proprio nel tentativo di dominarlo che è arrivato al centesimo volume sul celebre commissario. Esce infatti da Sellerio ed ha per titolo L'altro capo del filo. 
Come si sa, l'altro grande scrittore siciliano ed europeo, Pirandello, diceva la stessa cosa dei Sei personaggi in cerca d'autore in un teatro che rifiuta il regista ed intende organizzarsi nel caos e riflettere il caos della vita e della storia. 
Eppure Montalbano è lo specchio di Camilleri ma non solo. È lo specchio dell'uomo mediterraneo e perciò universale specie ora che tutti proclamano la mediterraneità del mondo intero. 
È tarchiato Montalbano proprio come Ulisse, è astuto esattamente come l'eroe greco autore del trucco del cavallo per cui Troia cadde miseramente. È residente di ferro nella sua provincia siciliana ma il suo spirito è ondivago come sempre Ulisse che, al contrario di lui ma solo in apparenza, gira il mondo in mille strepitose e tragiche avventure eppure il suo cuore è ad Itaca. Egli, Ulisse, abita ad Itaca. 
Montalbano è esploratore del delitto ma in quanto espressione dell'animo umano che è polutlas immenso e di varie infinite possibilità così nel male come nel bene. Montalbano trasporta questa scienza nell'ambito del delitto e lo conosce, ne scopre i connotati. Per questa scienza è così popolare e si impone al suo autore. 
Camilleri ha colto in lui una radice immensa tutta classica che diviene perciò universale. Come Pirandello, Camilleri deve alla memoria archetipica greca la vita di Montalbano. 
Il linguaggio mediato tra neologismo e termini dialettali è la trovata nuova tutta sua. Resta il fatto che il personaggio vive come dice l'autore di una sua vita quasi autonoma, che parli una sua lingua e che questa comunichi efficacemente con i lettori di tutto il mondo che così anche per lui possono definirsi mediterranei.
Il Mediterraneo che aveva visto le grandi potenze europee nella visione di Braudel all'epoca di Filippo IV, al culmine della sua grandezza, ora sembra un mare tragico per l'immigrazione paurosa che sembra non avere mai fine e che minaccia da vicino la civiltà europea come una gigantesca revanche. In quel mare si celebrarono le più gigantesche guerre e i trionfi della civiltà europea e da quel mare nella generale impotenza sembra venire il pericolo. Ma ecco con Camilleri qualcosa di nuovo, come un lontano lume di speranza.

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