di Carmelina Sicari - direttore del periodico Calabria Sconosciuta
Esce
per Gangemi editore di Roma, La cimice, una
pièce teatrale del grande
poeta
e scrittore russo Vladimir Majakovsckij. È interessante
innanzitutto cogliere la novità dell'edizione che appare in Italia
come ua trascrizione, interpretativa a fumetti di Franco Staino, del
testo. L'opera del poeta-scrittore infatti molto difficile, negli
anni era stata rappresentata poche volte. Una nel '29 poco prima
della morte dell'autore, finito suicida nel '30. Nel '31 l'opera
viene rappresentata a New York, nel '59 a Parigi. La
rappresentazione era stata sempre complessa.
La
novità dell'edizione è quella di trasformare lo spazio della pagina
in spazio scenico per la rappresentazione dei fumetti ad opera di
Franco Staino che ha già curato un'edizione di Pinocchio nel 2011.
Prisypkin, il protagonista che è lo stesso poeta, risorge ma è
soggetto ad una totale metamorfosi, rinasce come cimice. Il tema
della resurrezione, prima ancora dell'altro della metamorfosi,
ossessionava il poeta. Era convinto che il futuro potesse, con la
tecnologia e con il progresso scientifico, concedere questa chance
all'umanità. Tant'è vero che l'incarico per la pièce sul futuro
gli era stato dato con il presupposto della celebrazione tecnologica.
Invece prevale nel testo sul tema della resurrezione, quello della
metamorfosi in cimice del protagonista. La carica antiumanista che
dominava l'esperienza delle avanguardie moscovite e russe di quegli
anni, come Chimera
o
cubifuturismo, ha la
meglio. Majakovskij è davvero l'anti-Marinetti per eccellenza. Non
crede al trionfo dell'uomo. Certo nel suo viaggio la cimice incontra
in Europa Gregor Samsa che si è trasformato in insetto nella
Metamorfosi di
Kafka. Da noi l'affascinante rapporto del poeta con le avanguardie ed
il mistero della sua morte sono state esplorate dal grande studioso
Angelo Maria Ripellino (1923-1978) in un testo
Majakosbkji e il teatro d'avanguardia, apparso
presso Einaudi nel 1959. La cimice lancia un appello inascoltato e
diviene fenomeno da Zoo. La sua riduzione al nulla domina in una
progressione tremenda tutto il testo. Il protagonista che aveva
tentato l'ascesa sociale abbandonando la sua vecchia fidanzata per
sposare una donna della nuova classe, scopre l'ineluttabile
trasformazione in insetto, la nullificazione totale dell'uomo.
Sopravvissuto all'incendio del locale dove si stava celebrando il
suo matrimonio, il protagonista ibernato, viene fatto risorgere ma
per una vita più bassa. Ho usato un aggettivo, tremendo.
Tremendo è il testo
del poeta russo. Il trionfo nella
Cimice del grottesco
è totale. Non è solo l'ironia perché l'ironia è anche
leggerezza, ma il riso con una carica moralistica, è tragico. È nel
testo del poeta russo il sublime.
Le avanguardie mescolano prosa e poesia vetera et nova si sa. E così
fa Majakovskij con l'inserimento di rime e versi. Ma il suo rapporto
con la morte colpisce e la sua scoperta dell'inutilità della
resurrezione. C'è tuttavia un aspetto particolare del testo. La
profezia. In certo senso il poeta russo è risorto. Egli ha previsto
che cosa sarebbe accaduto nel nostro tempo. Il senso del
collettivismo espresso superbamente da Staino, non della
collettività, con il berciare nella prima parte dei mercanti che
vendono la loro mercanzia, bottoni, reggipetti, bambole, anticipa la
mescolanza di tutto, che oggi viviamo nella globalizzazione. In un
certo senso c'è un ritorno al passato remoto e nello stesso tempo
l'ibrida mescolanza di un tecnicismo che non fa progredire l'uomo ma
lo fa regredire appunto a insetto. È sorprendente cogliere il senso
della modernità nel poeta, un'umanità plurale come il testo
appunto, molteplice, dai mille colori accomunata da un grande
progresso tecnologico a cui non corrisponde un altrettanto uguale
progresso umano. Il vociare confuso dei mercanti di bottoni e
reggipetti è analogo a quello dei tecnici della resurrezione. Ogni
evento si risolve in un gran vociare. L'uso dei media anche se il
poeta non poteva prevedere la televisione si risolve in un
chiacchierio enorme reso bene da Franco Staino che fa campeggiare la
parola e la sua eco nella pagina.
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