Esce
in formato - saggio - un ampio volume, edito da Cineteca della
Calabria, costituitasi a Catanzaro nel 1998, di cui è presidente
Eugenio Attanasio, avvocato, autore di testi teatrali e regista.
Questo
quarto libro della stessa editrice, cui hanno prestato le ricerche
gli autori, oltre all'Attanasio, Maria Rosaria Donato, Domenico
Levato, Giovanni Scarfò, è dedicato alla scomparso regista Elio
Ruffo (Bovalino 1921-1972) che aveva iniziato a girare in Calabria,
tra gli anni '49 e '70, da S.O.S. Africo, un documentario su
questa località, fino al '66 con Borboni che rimase
interrotto per la sua prematura scomparsa, avvenuta nel '72.
Sabato
18 aprile è stato commentato nella sede del Circolo Calarco a Reggio
Calabria dal Prof. Tonino De Pace, presenti le figlie del compianto
regista.
Si
è così chiarito con quanta passione e maestria Elio Ruffo avesse
voluto testimoniare le condizioni esistenziali della sua terra per
offrire uno spaccato all'altezza dei tempi del movimento neorealista
e documentare il groviglio di affetti e di fatti pertinenti la terra
di Calabria, ignota cinematograficamente ai più. Fin dal semplice
documentario già citato, ad altri film che seguirono: Gente del
sud (1950), Tempo d'amarsi (1954), Una rete piena di
sabbia ('66), L'attentato Zaniboni, Il poggio e la
speranza. E. Ruffo riuscì a carpire l'anima della Calabria ed a
saperla rappresentare. Le semplici scene, molto incisive, selezionate
per la qualità della vita inerente, restano impresse con tale forza
nella memoria che qualcuno, come Einaudi, nel 1950, quando per la
prima volta gli fu mostrato S.O.S. Africo, potrebbe chiedersi: Ma
è mai possibile che sia questa la verità?
La
tecnica di E. Ruffo era talmente realistica, quasi da non crederci.
Il fatto è che il suo animo avvertì l'istanza di rappresentare
fatti veri, non inventati, cogliendoli alla radice dei loro
accadimenti, con l'intento di denudare le ipocrisie e di rivelare la
verità.
Purtroppo
il suo talento non poté spiegarsi per lungo tempo e rimase
interrotto il suo cammino a metà strada, quando occorrevano lotte e
convincimenti robusti per superare le durissime prove
dell'affermazione.
Il libro rivendica l'autentica vocazione dell'artista che, se fosse vissuto più a lungo, ci avrebbe dato autentici capolavori contemporanei.
Il libro rivendica l'autentica vocazione dell'artista che, se fosse vissuto più a lungo, ci avrebbe dato autentici capolavori contemporanei.
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