di
Carmelina Sicari
Quella
volta che Italo Falcomatà mi salvò dalla fatwa che pendeva sul
capo dello scrittore Ruschdie, può essere un commento, accorato, al
terribile misfatto di Parigi. Esso
è un misfatto di sangue e di ideali. Ma
dunque sempre sul confine della libertà di espressione, mi ero
riproposta di parlare di Ruschdie, per i cui Versetti satanici,
era stata lanciata una terribile fatwa.
Lo
feci, un po' contando sulla perifericità della mia condizione, devo
confessare, ad un'emittente locale, presso cui mi ostinavo a parlare
di libri.
Ho
avuto sempre una passione per gli eretici, libri o idee che siano,
tanto che anni dopo, ritentai l'impresa leggendo a tappe, Gomorra
dato che anche Saviano era stato colpito da un'altra fatwa.
Non
avevo finito di registrare che ecco squilla il telefono ed una voce
minacciosa chiede di me. Il tecnico, sempre lo stesso in anni di
collaborazione, poverino, che mi aveva saggiamente ammonito che tanto
di libri nessuno si interessava, immediatamente mi passò
l'interlocutore che subito con voce arcana dice: - offendete il
profeta.
Devo
ammettere che ho avuto paura e che, tra le procedure che dovetti
affrontare per informare della cosa, ne parlai con Italo Falcomatà.
Tra
le sue doti, il sindaco indimenticato, aveva quella di conoscere il
territorio non solo geograficamente ma umanamente sicché conosceva
anche la comunità islamica reggina, era vicino a loro, favorì un
incontro con il portavoce. Il dialogo vinse la fatwa.
Sì,
nell'orrore dell'episodio di oggi, concordo con quanti sostengono che
bisogna lavorare con l'Islam moderato, non isolarlo ma riprendere il
cammino del dialogo, mentre affermiamo che siamo tutti Charlie.
L'interrogativo
che si pone è 'come'? Ed ecco che curiosamente noi abbiamo una
risposta, intendo noi in Calabria. C'è la stessa situazione,
profeticamente annunciata, prolungata, per così dire ad oggi, ne La
canzone d'Aspromonte. La canzone
di gesta sorta in ambito normanno di cui mi sono occupata da un
ventennio. Lì la minaccia dell'Islam è non interna come è oggi,
bensì esterna. I saraceni, gli arabi, forti della loro religione
guerriera, vengono dal mare, fiutando la debolezza della nostra
realtà e la condizione aperta del territorio. Il sovrano manda come
esploratore Balante a studiare la reale condizione del territorio.
Gli eserciti cristiani da tutte le zone dell'impero Carolingio si
riuniscono in Aspromonte.
È
il primo dato che la Canzone propone, l'unità contro il
frammentismo attuale. Balante viene ricevuto da Namo di Baviera che
anzichè ostacolarlo, lo mette a contatto diretto con la civiltà
occidentale e con il suo dato fondamentale, la cortesia. Balante ne è
conquistato e torna a riferire che la civiltà europea è invincibile
perchè fondata su un principio molto più alto. Il dialogo ed il
confronto tra civiltà non è solo in termini di contrapposizione ma
di integrazioni. I principi illuministici della libertà, della
tolleranza, dell'uguaglianza possono e debbono essere integrati con
quelli umani di altre religioni come l'aiuto reciproco che è molto
sentito nell'Islam e che da noi è trascurato per via dell'idolatria
del denaro.
L'altro
dato della Canzone è estremamente significativo: La montagna
dell'Aspromonte rappresenta la forza dei principi. Namo di Baviera la
esplora scoprendone l'insormontabile baluardo che offre contro ogni
invasione materiale o ideologica che sia. È una metafora certo ma
dal sapore ancora di ulteriore profezia.
http://www.giuliocavalli.net/2015/01/08/sultano-san-francesco-risposta-tiziano-terzani-oriana-fallaci-molti-in-queste-ore/
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