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Separazione o unità

Parte prima
di Carmelina Sicari
Confesso che non ho mai preso sul serio in considerazione l'idea rappresentata nel volume di Daniele Zangari Storia segreta d'Italia. È l'idea della separazione del Sud. Non mi è mai passata per la mente perchè sono profondamente unitarista e poi mio nonno è morto al S. Michele mentre scriveva a sua moglie in attesa della prima figlia, mia madre. Sono cresciuta, allevata col latte di mia madre e col sangue del nonno all'idea dell'unità di Italia. È morto ma per la patria e si sa che chi per la patria muore vissuto è assai. Aveva ventanni e nelle celebrazioni per la grande guerra occuperà un posto ragguardevole nella strage di giovani del Sud in special modo. Dico questo non solo per narcisismo, sempre presente in chi scrive, ma perchè è l'unico momento, adesso esplicito nelle analisi, in cui l'unità d'Italia trova la prima e forse unica vigorosa conferma popolare. Prima d'allora, ha ragione Zangari. C'erano diversi tentativi per negarla fino all'emigrazione del popolo di formiche di cui parlano i Dorso ed i Salvemini, l'immensa emigrazione transoceanica del popolo meridionale.
L'idea unitaria, partita dal Sud con l'epopea garibaldina, si frantuma con l'obbedisco a denti stretti pronunciato da Garibaldi e con la pallottola infissa nel suo piede in Aspromonte. Fu allora evidente e lo dissero Carducci in Levia gravia e tanti tanti altri, che l'eroe dell'unità era considerato dai Piemontesi un nemico. Era la seconda volta nella storia che un progetto di unità politica veniva frustrato.
La prima volta fu il tentativo fatto dai Normanni di creare un regno nel Sud da contrapporre al Papato. Non ci riuscirono, cercarono di latinizzare il Sud e di allearsi col Papa ma il loro sogno di unità si infranse con Manfredi e con Corradino a Tagliacozzo.
Le popolazioni meridionali dopo il vano tentativo del brigantaggio soffocato in un bagno di sangue da Bixio, lasciarono con le valige di cartone e le scarpe chiodate. Via, via dice il canto degli emigranti di Costabile.
La storia che narra in episodi solo in apparenza staccati Daniele Zangari è la storia di tentativi di separazione, che fa da contrappunto a questa dell'unità mancata.
Tanti racconti a partire dal naufragio di Ippolito Nievo che costituisce un vero giallo durante la spedizione dei Mille, invano il mistero fu analizzato dal nipote dello scrittore, scrittore a sua volta, Stanislao Nievo. A seguire col mistero della morte del bandito Giuliano tra i misteri più recenti.
È più affascinante la storia segreta della separazione o quella dell'unità? E si congiungeranno mai le due storie? Nicola Zitara ne era certo. Forse la separazione si dissolverà nell'unità europea? Ma questa a sua volta sembra soccombere.
Il problema è dell'identità del Sud, quella vera non quella attribuita come giustificazione del potere che l'ha ridotto a colonia, e naturalmente qui cito il disperato saggio di Zitara e che poi l'ha identificato come produttore di malavita.
Dove pone la sua identità il Sud? Ed ecco apparire i bronzi che una potentissima mano ha tratto dal profondo del mare, dagli abissi e ha fatto emergere forse proprio per ricordare un passato che può riemergere. Messaggio che si estende a tutta l'umanità traviata dall'allucinazione del denaro. L'uomo può divenire tale nell'evoluzione come diceva Nietzsche verso un oltre. L'altra faccia del Sud sta in questa profezia ma ci vogliono occhi per coglierla ed orecchi per intenderla.

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Unificazione o separazione - parte seconda

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