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Storia. Per i 70 anni della morte del Partigiano Giacomo Ulivi


Giacomo Ulivi (foto da Wikipedia)
No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!

Da Lettera agli amici, di Giacomo Ulivi, partigiano, di cui ricorre oggi il settantesimo anniversario della morte avvenuta a Modena, in Piazza Grande, il 10 novembre 1944.

Qui il testo della lettera.

Il Quotidiano della Calabria 11 novembre 2014, pag. 40

70esimo anniversario della morte del giovanissimo partigiano Giacomo Ulivi

«No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!». La frase è estrapolata da una lettera di Giacomo Ulivi, uno studente universitario, di soli 19 anni, assassinato dai fascisti proprio 70 anni fa. Era il 10 novembre del 1944, quando fu fucilato nella piazza Grande di Modena, insieme ad Alfonso Piazza ed Emilio Po. Ulivi era nato il 29 ottobre del 1925, in provincia di Parma, città molto attiva nella lotta di Liberazione, dove peraltro, in una targa ricordo, in via D'Azeglio, si commemora un nostro partigiano calabrese, Americo Bruni, di Aiello Calabro (Cs), anch'egli giovanissimo (del 1923) come Ulivi, morto a Mauthausen nel marzo del 1945.
Nella lettera agli amici che non venne mai spedita, scritta durante un periodo di esilio forzato a Modena, considerato suo testamento spirituale, ora conservata all'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Ferruccio Parri di Milano, Ulivi esorta i giovani coetanei a fare un esame di coscienza. «Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali». Come l'allontanamento «da ogni manifestazione politica».
«È il tremendo, il più terribile, credetemi, risultato di un’opera di diseducazione ventennale – scrive appunto nella missiva -, di diseducazione o di educazione negativa, che martellando per vent’anni da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica […]. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di "specialisti"».
«Come mai, noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione – si chiede Ulivi -, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a sé stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? […] Ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente. Questa ci ha depredato, buttato in un’avventura senza fine [...]».
E continua ancora la lettera, molto attuale, che abborre il disimpegno: «Ricordate, siete uomini, avete il dovere se il vostro istinto non vi spinge ad esercitare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei vostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese, di noi stessi: quale peso decisivo avrà la nostra volontà se sapremo farla valere; che nostra sarà la responsabilità, se andremo incontro ad un pericolo negativo?».
Studente di Legge, e convinto antifascista, dopo l'8 settembre '43 Giacomo Ulivi entra nella Resistenza locale. Nel corso della sua attività per il Comitato di Liberazione Nazionale venne catturato dalle Brigate Nere. Venne prima torturato, e poi, per rappresaglia - a seguito dell'uccisione di quattro fascisti a Soliera (Mo), avvenuta sei giorni prima – venne condannato e fucilato.
Di questo giovane martire si parla nel volume appena edito per la collana “Vite ritrovate” a cura dell’Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma, che porta come titolo "La giovinezza tenace. I luoghi e le parole di Giacomo Ulivi" (testi di Giuliano Albarani, Michela Cerocchi, Sonia Pellizzer e degli studenti del Liceo scientifico “G. Ulivi” che hanno partecipato al laboratorio storico-didattico “I luoghi e le parole di Giacomo Ulivi”), la cui presentazione sarà il prossimo venerdì 14 novembre all'Isrec di Parma in occasione del settentesimo dell'eccidio di Piazza Grande di Modena. Un libro che sarà interessante e doveroso leggere. Non solo per rendere onore al sacrificio compiuto dai Partigiani, ma soprattutto per apprezzarne il messaggio di impegno, di speranza, di resistenza, e il monito a non delegare la responsabilità del nostro futuro ad altri.

Bruno Pino

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