Gaetanina Sicari Ruffo
S'è detto tanto della fragilità
strutturale del Sud, della sua arretratezza, dei suoi ritardi secolari, mettendo
in conto soltanto il suo apporto sul piano economico. È indubbiamente vero che
ci sarebbe bisogno d'una maggiore attenzione nel correggere gli errori e dare
una sterzata al cattivo uso delle risorse, alla disattenzione verso l'ambiente
sia esso naturale che sociale, ma sia permesso, alla vigilia del confronto che
darà un nuovo parlamento all'Europa, esprimere la riserve e le attese della
Calabria.
Innanzi tutto non può nascere, come
si profila, un'Europa a due velocità, cioè spezzata, debole e divisa, snaturando
così il processo storico che risale ai padri Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio
Colorni che nell'esilio di Ventotene (basso Lazio), nel '41, per la prima volta
firmanrono il Manifesto di un'Europa libera e unita in senso federale. Creare
la nuova Europa significa non dividerla, ma integrare le sue culture, trovare
un comune denominatore sotto cui possano
convivere le diversità in un'unica
radice d'intesa. Si è consapevoli del forte divario con il Nord, ma anche dello
stile di vita diverso. Quello del sud è fondato sull'accoglienza. Le numerose
ondate d'immigrati ospitati con sollecitazione e cura, senza proteste plateali
ed ostentata superiorità urbana, dimostrano l'atteggiamento e la cultura del
Sud: l'homo sapiens prevale su quello oeconomicus. Questo vuol
dire che a sud è già in atto un processo d'integrazione con altre popolazioni
che il Nord, che si giudica di gran lunga più ricco ed evoluto, teme come una
calamità, rifiuta ostentatamente come una iattura, a giudicare dalle proteste
dei leghisti largamente diffuse. Questo accade perché la cultura del sud si
fonda su valori ben diversi da quelli puramente economici, non certo sulla
intensità dei profitti e sulla disponibilità delle merci da contrabbandare. Si
fonda essenzialmente su valori umani, sulla centralità della famiglia, sul
dovere dell'ospitalità che ha profonde radici nel mondo magno-greco di cui si
considera erede. La sua vera identità non consiste nell'egocentrismo e
nell'individualismo sfrenato che sempre conducono a risse ed a malintesi, ma
confida in un dialogo che è incontro di civiltà tra i popoli e confronto di
varie culture. Il mito d'Ulisse è qui ancora molto vivo e si rinnova nella
possibilità di incontri e di ritorni
nella comune appartenenza al Mediterraneo che è la costante di
un'apertura agli altri, alimentata da speranza e dialogo. Al Sud le porte sono
costantemente aperte, non solo agli immigrati, ma anche agli emigrati di
ritorno in un flusso continuo, anche se stagionale, di riappropriazione delle
proprie radici.
Ne consegue che al Sud spetta un
posto di tutto rispetto nell'Europa e risorse che aiutino l'integrazione dei
popoli nelle due accezioni del termine e
nel senso di comporre la discriminante odiosa d'un divario tra regioni che non
ha ragione d'essere, avendo vocazioni diverse, e nel senso di condividere la
comune appartenenza al ceppo europeo come segno della propria identità che non
ha bisogno di altre aggiunte fittizie.
Se questa sarà la direttiva di marcia
del nuovo Parlamento anche le risorse economiche si potenzieranno e saranno
fonte di benessere e di progresso, perché i due piani, umano ed economico, non
saranno separati più a lungo, nel senso che l'effettivo bene è nelle risorse
d'una comunità concorde e pacificata. I cittadini terranno conto di questo.
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