La copertina di Se muore il Sud |
L'ultimo
libro di Giannantonio Stella e Sergio Rizzo: Se muore il sud, edito da
Feltrinelli, nella collana Fuochi, ci riguarda da vicino e ci sorprende anche un
po'. I due coraggiosi giornalisti, domiciliati a nord, sempre pronti a cogliere
le magagne di questa parte dello stivale retrogrado e bistrattato, ora vestono
i panni dei misericordiosi samaritani che lasciano l'operazione della sferza, per
medicare con unguenti le ferite cancrenose del malato e che malato!
“Non
si può lasciare che il sud affondi come la nave di Francesco Schettino
all'isola del Giglio”, dicono. L'Italia non può restare inerte: “Che razza
di paese è quello che si rassegna al degrado d'un terzo abbondante del suo
territorio, un terzo della sua popolazione, un terzo delle sue ricchezze
culturali e paesaggistiche?”
Tutti
sembrano rassegnati a questo declino ad eccezione dell'anziano Presidente Giorgio
Napolitano che ancora crede nel riscatto
del sud e nelle persone del Sud. Ma ha motivo serio per persistere in questa
sua fede?
A
questo punto si resta sorpresi dalla difesa di quegli argini che a sud ancora
tengono e che hanno un esemplare umano in quel Gregorio De Falco, anch'egli
napoletano che ha richiamato al suo dovere Schettino in fuga. Come dire? Se una
parte dei meridionali sono rinunciatari e inerti, almeno poco meno di un'altra
metà sa ancora come difendere la propria esistenza e tentare di riguadagnare
terreno. È una forma di consolazione e di compensazione gratuita? Direi di no a
giudicare dalle cifre che vengono messe insieme con puntualità per capire dove
l'abisso della povertà, della mancanza di lavoro si apra e sembri sul punto
d'inghiottire un terzo del territorio dell'Italia. Ma altrettanti segnali che
fanno sperare vengono indicati come espressione d'una certa voglia di fare e di
superare il conformistico lamento dell'abbandono. Via allora il bugiardo
rimpianto che fa giudicare l'età borbonica come l'età dell'oro! Sotto, a studiare
nuovi modi per superare la crisi, da come spendere senza sperperarli i fondi
europei, a come entrare nella logica dello sfruttamento delle risorse al di là
della loro scarsità e soprattutto dell' investimento in nuove tecnologie con
incremento del fatturato. È successo a Monopoli, ma anche a Grottaglie in
Puglia, a Luciano Belviso e Angelo Petrosillo per la costruzione di aerei della
linea ultralight, venduti in più di 53
paesi in pochissimi anni e con i dipendenti
saliti da 2 a 70. Quando i meridionali sono veramente motivati, la
faccenda cambia. Ed allora cosa si aspetta ad operare in modo nuovo e proficuo?
“È
questo il bivio davanti al quale è il Mezzogiorno. Da una parte c'è l'antico
andazzo della sopravvivenza ricattata, delle clientele, dei favori pietiti in
cambio di voti, dei cantieri che non chiudono mai ... dei rapporti ambigui con
le mafie ... dall'altra l'alternativa di ricominciare, scommettere su se stessi
... tornare a sognare.”
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