Operazione “Baytown”: la Liberazione partì dal Mezzogiorno. Un’indagine approfondita sullo sbarco degli Alleati in Calabria
Tratto da: www.excursus.org
anno V, n. 52, novembre 2013
Ancora pubblicazioni sulla grande storia perché
la memoria non si spenga, anzi perché si colmino le lacune che in essa
permangono. Ad ampliarla e ad aggiornarla è lo storico Giuseppe Marcianò nella
nuova edizione del saggio Operazione Baytown. Lo sbarco degli alleati in
Calabria. 3 settembre 1943 (Laruffa Editore, pp. 200, € 15,00), oltre che in
altri testi d’approfondimento e di ricerca sulla Calabria.
Questo è un segmento molto importante della
storia della Seconda Guerra Mondiale che arricchisce il generale racconto di
quell’evento con particolari ancora inediti, oggi facilmente reperibili, data
la maggiore disponibilità di rinvenimento di fonti e di archivi messi a
disposizioni dei ricercatori e degli appassionati.
Vi viene narrata, con il conforto di mappe e
dispacci del tempo, la cosiddetta operazione “Baytown”, come fu chiamato dagli
Alleati inglesi ed americani lo sbarco dei battaglioni d’assalto della I
divisione canadese e della V divisione inglese, che costituivano l’avanguardia
del XIII corpo dell’ottava Armata comandata da Montgomery sulle spiagge di
Pentimele, Gallico e Catona, considerate tre baie opportune per l’azione (da
cui il nome inglese).
Non furono impiegate unità combattenti americane
perché si pensò di utilizzarle nell’altra operazione, “Avalanche”, più avanti,
a Salerno. Marshall, Eisenhower e Stalin discussero a lungo sull’opportunità
d’invadere l’Italia sul fronte mediterraneo, anziché su quello nord-occidentale
da dove sarebbero stati subito nel cuore dell’Europa nazista. Prevalse la tesi
inglese in linea con la sua tradizionale politica dell’egemonia sui mari. Prima
dell’invasione della penisola si procedette con l’occupazione della Sicilia con
lo scopo primario di rendere più sicure le rotte del Mediterraneo e poi per
allentare la pressione sul fronte russo, inducendo la Germania a trasferire
alcune divisioni a sud. Aveva diretto l’Operazione “Husky” in Sicilia, in 38
giorni, il generale Alexander, nominato da Eisenhower.
Di conseguenza 60.000 militari tedeschi e 75.000
soldati italiani furono respinti dalla Sicilia e raggiunsero la Calabria per
continuare la guerra su altri fronti. Gli Alleati si mossero in ritardo per
contrastare questo passaggio e senza coordinamento con le forze aeree. La Royal
Navy mandò nello Stretto motosiluranti e motocannoniere leggere, così
l’evacuazione dall’isola riuscì più facile e rapida. Ma dal 6 maggio del 1943
fino al 3 settembre dello stesso anno, quando avvenne lo sbarco con mezzi anfibi,
i bombardamenti si susseguirono su Reggio Calabria e Messina quasi
ininterrottamente con gravi perdite. L’effetto di questa invasione determinò
l’arresto e la caduta del Duce, per ordine del re, e la successiva nomina del
generale Badoglio.
La notizia fu accolta con grande sollievo da
parte della popolazione, ma in Calabria non seguirono scene significative di
giubilo. Fu allora che per le voci d’un armistizio segreto firmato tra gli
italiani e gli Alleati, i tedeschi cominciarono a sentirsi traditi e procedettero
con molta prudenza alla ritirata, seguendo la strategia che prevedeva il loro
ritiro verso gli aeroporti di Campania e Lucania, lentamente, con sporadiche
linee di resistenza là dove incontravano maggiori asperità del terreno, per
ritardare l’avanzata degli Alleati.
L’operazione così raggiunse l’obiettivo di
assicurare la libertà di navigazione nello Stretto, ma non pienamente l’altro,
cioè d’intralciare le divisioni tedesche per consentire alla V Armata di Clark
di posizionarsi a Salerno ed essere raggiunta dalle milizie ausiliarie. Le
forze militari alleate vi giunsero da sud quando già la battaglia era in corso
ed il loro intervento fu poco influente. La marcia attraverso la Calabria fu
rallentata, oltre che dalle azioni di disturbo dei nemici, anche dalle
disastrate ed anguste strade rotabili e dalla topografia della regione.
La memoria storica del saggio risulta molto efficace anche per l’indicazione di un dibattito storico-politico che le viene affiancato.
La memoria storica del saggio risulta molto efficace anche per l’indicazione di un dibattito storico-politico che le viene affiancato.
Commenti
Posta un commento