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Nessun Festival di cultura per la Calabria

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Leggo oggi sul “Corriere della sera” che l'editore Giuseppe Laterza di Bari  si compiace d'aver ideato e realizzato dei festivals culturali in diverse città italiane tra  cui  Sarzana, Mantova, Modena e ultimamente Piacenza, che oltre ad incrementare il turismo sollecitano una partecipazione di massa ad una conoscenza che è “un'esperienza preziosa nell'epoca della solitudine televisiva e delle relazioni virtuali in rete... Quella dei festival è una reazione fisica: si lascia a casa lo schermo tv e quello del computer per incontrare gli autori  e altre persone in carne e ossa, persone simili, selezionate dai propri interessi che leggono libri, ma anche giornali, vanno alle mostre e ai cinema”.
Naturalmente questi incontri si traducono in altrettanti stimoli che servono per aggiornarsi, seguire le tematiche attuali, leggere, scambiarsi opinioni e comunicare in modo diretto ed altamente formativo.
Ben detto, ma perché non estendere al sud questa iniziativa?
Potrebbe incrementare la lettura di testi ed il dibattito su di essi. Volentieri  parteciperemmo per esempio ad un festival sulle problematiche sociali negli indirizzi di psicologia, storia e antropologia ed anche archeologia.
Pure un festival del “giallo” potrebbe interessare i residenti.
Lasciarli così pensosi su se stessi e in solitudine è una forma di discriminazione, che mi sembra scorretta anche se ci sono parecchi altri  editori “in sonno”, per dirla in gergo, che potrebbero sostituire l'editore Laterza.

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