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Il violoncellista, divenuto una star a Roma, è calabrese


di Gaetanina Sicari Ruffo
Nei giorni scorsi un attentato, proprio il giorno dell'insediamento del governo, ha fatto stare in allarme e suscitato ansia in tutti gli Italiani. Un calabrese disoccupato e disperato ha compiuto il folle gesto di sparare davanti a Montecitorio. Nessuna attenuante può mai discolparlo, neppure la povertà e la perdita del  lavoro: la vita è sacra e la violenza tutta da condannare.
Ora un altro calabrese, nella stessa città eterna, fa parlare di sé, ma al contrario per il suo gesto di generosità, d'allietare i passanti con la sua musica. È stato multato per aver suonato 5 minuti in più, per un tempo più lungo di quanto gli consentiva il permesso di due ore, in un luogo autorizzato. Ora 101 violoncellisti in segno di protesta contro la multa ingiusta, perché in fondo di musica si trattava e quindi di un'offerta gradita ai passanti, non d'uno strappo alle regole che poteva causare danno, hanno ripetuto il suo gesto nello stesso luogo che lui aveva scelto. Fabio Cavaggion, in frak, con uno sgabellino, con una lucina quando fa buio ed un amplificatore,  è grato ai suoi colleghi per averlo difeso e per aver sottolineato questa differenza: si punisce chi  reca danno e compie atti di violenza, non chi vuole con la musica addolcire le pene di quanti soffrono la crisi attuale.
Anch'egli è un precario, ha perso il lavoro che aveva in Portogallo ed aveva voglia di tornare al suo paese per sbarcare il lunario.
Questa Calabria ribelle ed eterogenea, lontana e vicina, piena di contraddizioni e problemi, che tanto ci fa soffrire!

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