Calabria inquinata. Il mineralogramma, un test sul capello per sapere se siamo intossicati da metalli pesanti
Non
è semplice avere indicazioni precise su prestazioni sanitarie non canoniche,
alternative, non contemplate dal Servizio Sanitario nazionale. Da tempo, unitamente
agli ambientalisti calabresi che chiedono le bonifiche dei terreni inquinati,
ed uno screening generale sulla popolazione, molti residenti delle diverse zone
della nostra amata e martoriata Calabria, che vivono quotidianamente nella
preoccupazione di possibili effetti negativi sulla salute, sarebbero
interessati a sottoporsi ad esami diagnostici – nella fattispecie, il test del
mineralogramma - per verificare, se e quanto siano stati “contaminati” da
metalli pesanti (per esempio, piombo, cromo, mercurio, arsenico, ecc., tra
quelli più pericolosi), presenti nell’ambiente circostante e/o nella dieta
alimentare. Metalli altamente nocivi, responsabili, come concause,
nell’insorgenza di molte malattie, anche oncologiche. Ma, come detto, non è, il
mineralogramma, una prestazione a carico della Sanità pubblica. E sono pochissimi,
anche in campo nazionale, i laboratori di analisi tossicologiche specializzati.
Il test, semplice e indolore, eseguito generalmente
su una ciocca di capelli presi alla base della nuca, rappresenta – nonostante
alcune perplessità – uno strumento utile per acquisire dati, non tanto su
possibili malattie o condizioni patologiche in atto, quanto informazioni in
modo rapido che possono svolgere un ruolo importante nella diagnosi precoce di
disturbi fisici e mentali. La sua validità, peraltro, è dimostrata dal fatto
che negli Stati Uniti si pratica da parecchi anni, ed è una procedura clinica
di screening riconosciuta dal Dipartimento scientifico dell’Ambiente.
Ma
contattando centralini di strutture
sanitarie e inviando mail di richiesta informazione, le risposte
sono state vaghe.
Nella nostra regione, pare sia stato eseguito solo
una volta presso un laboratorio di ricerca dall’Università
della Calabria (dalla Facoltà di Farmacia Scienze della Nutrizione e della
Salute) sui bambini di Crotone, per disposizione di quella Procura in
ordine alle indagini sull’inquinamento della ex Pertusola. E, a quanto ci hanno
riferito dalla facoltà universitaria, «non viene routinariamente
effettuato».
E allora che fare? Come muoversi? Abbiamo
cercato di saperne di più circa strutture, costi e modalità, chiedendo
ragguagli sia al Ministero della salute, che però ci ha rinviato all’Assessorato
alla sanità regionale, sia agli ordini dei medici nazionale e provinciali, ecc.
A parte l’impegno dell’Urp del dipartimento regionale alla salute, che ha
sollecitato i vari settori, non siamo riusciti ad avere notizie utili.
A darci dei riscontri abbastanza esaustivi su questo tipo di analisi, è stato piuttosto un Centro
medico privato, per quanto ne sappiamo, l’unico in regione, dove si effettuano
i prelievi per il test. «Consiste in una sorta di biopsia di un tessuto, il
capello appunto, che, a differenza di altri tessuti – ci ha spiegato il dott.
Vincenzo Mazzuca Mari, direttore sanitario dell’Health Center di Cosenza -,
trattiene i minerali presenti nei liquidi in circolo, compresi quelli tossici
che non vengono rilevati nelle analisi del sangue e delle urine (quali cromo,
nichel, manganese)». Il passo successivo, poi, una volta individuata
l’eventuale presenza di sostanze nocive alla salute, è la terapia chelante,
ovvero la somministrazione attraverso flebo endovenosa di un agente chelante
(l’acido etilen diammino tetracetico, in sigla EDTA), sostanza approvata sia
dalla Food and Drug Administration statunitense che dal Ministero della Salute
italiano.
Ho scoperto da poco questo test e credo proprio di farlo prossimamente! PEccato sia così poco conosciuto! Grazie per le info! :)
RispondiEliminaGrazie a lei per averci letto. Salute & saluti
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