Fonte: Strill.it
di Anna Foti - “….A tutte le donne della Calabria
l’augurio che possano incedere in massa sulle strade così rigidamente precluse
loro in passato”.
Rita Levi Montalcini, la signora della Scienza
che un profondo legame aveva con la Calabria, lei donna pioniera sulle vie
della conoscenza spentasi lo scorso 30 dicembre, rivolse questo pensiero alle
donne calabresi quando fu il momento di ricordare quel contributo saldo che le
donne di tutto il Paese vollero offrire alla loro forza, al loro insostituibile
contributo alla crescita dell’Italia, al ruolo che avrebbero avuto, come le
donne di tutto il mondo, nel momento della ricostruzione dopo la distruzione.
Queste le sue parole, quando nel 2006 una pubblicazione celebrò i cento anni
dell’appello (1906) a tutto il popolo italiano affinché coralmente si credesse
in quelle donne calabresi al punto da sostenerne progetti imprenditoriali,
soccorrendo per il loro tramite le comunità del Sud colpite dall’ennesimo sisma
del settembre 1905. Un appello che assunse le vesti di un giornale speciale
denominato ‘Per la Calabria’. Un momento di ricostruzione della memoria corale
come quell’appello di solidarietà universale la cui genesi, in quel gennaio del
1906, fu marcatamente femminile. Esso è stato ricordato in occasione dei 100
dalla sua pubblicazione con una ristampa curata da Città del Sole edizioni nel
2006 intitolata ‘Le donne e la memoria. Un contributo unico di solidarietà
femminile’ e realizzata con il sostegno dell’Ufficio della Consigliera di
Parità della Provincia di Reggio Calabria.
L’intento di questo ‘giornale speciale’ era quello di raccogliere fondi per incoraggiare le iniziative imprenditoriali delle donne del Sud. Il ritrovamento presso la Biblioteca comunale di Reggio Calabria, ad opera della professoressa Gaetanina Sicari Ruffo, di questa edizione straordinaria, da considerarsi come il manifesto del movimento femminile di inizio secolo che aveva già centrato la necessità, ancora oggi tale, di riconoscere alle donne capacità anche imprenditoriali, ha segnato il primo passo del progetto nell’ambito del quale l’edizione straordinaria ha visto nuova luce, corredata di ristampa anastatica e di un’appendice sulla condizione della donna in Calabria e sul movimento femminile dell’epoca a cura della stessa Gaetanina Sicari Ruffo.
L’intento di questo ‘giornale speciale’ era quello di raccogliere fondi per incoraggiare le iniziative imprenditoriali delle donne del Sud. Il ritrovamento presso la Biblioteca comunale di Reggio Calabria, ad opera della professoressa Gaetanina Sicari Ruffo, di questa edizione straordinaria, da considerarsi come il manifesto del movimento femminile di inizio secolo che aveva già centrato la necessità, ancora oggi tale, di riconoscere alle donne capacità anche imprenditoriali, ha segnato il primo passo del progetto nell’ambito del quale l’edizione straordinaria ha visto nuova luce, corredata di ristampa anastatica e di un’appendice sulla condizione della donna in Calabria e sul movimento femminile dell’epoca a cura della stessa Gaetanina Sicari Ruffo.
Siamo nel 2006 in occasione dei 100 anni
dalla pubblicazione originale. “Le donne e la Memoria”, questo il titolo
dell’iniziativa editoriale della Città del Sole che ha restituito alla
coscienza collettiva questa pagina di Storia, attraverso scritti
rappresentativi di un’epoca e di un modo di sentire che si fa portavoce
dell’Italia del primo novecento. Una pubblicazione realizzata con il sostegno
dell’ufficio della Consigliera di parità della Provincia di Reggio Calabria,
Daniela Di Blasio che si pregia delle considerazioni della stessa consigliera
oltre che dell’allora presidente della Giunta regionale della Calabria, Agazio
Loiero, dell’allora presidente della Provincia di Reggio Calabria Pietro Fuda e
dell’allora presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo.
“Nei giorni più tristi per la Calabria, fra
tante rovine e tante morti quando la terra e il cielo pareva non volessero dare
tregua a quei paesi infelici (…) ci venne il pensiero di unire ai soccorsi e ai
conforti la parola gentile delle donne di ogni paese che, come un segno
tangibile, rimanesse quale espressione della carità universale femminile”. Con
questo messaggio Gabriella Spalletti Rasponi, presidente del Consiglio
Nazionale delle Donne Italiane, si rivolgeva, all’indomani del terremoto che
scosse la Calabria nel settembre 1905, alle donne di tutto lo Stivale affinché
mobilitassero la loro penna per risollevare le sorti della regione. Numerosi
giunsero i contributi di scrittrici, animatrici culturali, nobildonne,
poetesse, artiste del tempo tra cui spiccano i nomi di Grazia Deledda, che
venti anni dopo avrebbe vinto il Nobel per la Letteratura, Eleonora Duse, Ada
Negri, Amelia Rosselli, la Contessa della Rocca di Castiglione, Febea
Olga-Ossini, Fanny Zampini Salazar, figlia del liberale Demetrio di origini
calabresi. Preziosi i contributi delle giornaliste Matilde Serao, fondatrice de
‘Il Mattino’ con Edoardo Scarfoglio nel 1892, che ebbe parole poetiche per la
Ferdinandea, nelle Serre Calabresi, dove fu ospite nel 1886, e Clelia Romano
Pellicano che in Calabria aveva anche vissuto.
Particolarmente legato alla Calabria anche il
contributo della scrittrice Caterina Pigorini Beri, sorella del senatore del
Regno, scienziato paletnologo Luigi Pigorini che scrisse della Calabria e che,
dopo una parentesi di insegnamento a Parma nelle scuole femminili di San Paolo,
si era affermato come folklorista proprio con i racconti seguiti al suo
viaggio in Calabria, pubblicati su ‘Nuova Antologia’ e, dieci anni dopo,
raccolti nel volume In
Calabria.
‘La Terra è un inferno per colui che le chiede
felicità egoista e personale. Per colui che chiede di sacrificarsi, essa
diviene la scala degli angeli, che risale verso il cielo’ questo il messaggio
tra i più vibranti e recante la firma di Elisabetta principessa di Weid e
regina di Romania, in arte Carmen Sylva. Numerose, infatti, anche le firme
straniere tra cui quella di Helene De Mulinen, la contessa Teodora Gleichen,
Dora Ohlesen, Lee Vernon e Paget Violet, Edith Warthon.
Un collage di pensieri, racconti, poesie,
ricordi, consigli, ritratti e disegni che diedero vita ad un numero speciale, tutto
femminile e intitolato “Per la calabria”, pubblicato nel gennaio del 1906 in
cui, dopo l’appello di Gabriella Spalletti Rasponi, aprono la lunga scia di
scritti le parole della regina Margherita di Savoia: “Per un’orrenda catastrofe
si eleva la carità di tutto un popolo”.
Il sisma del 1905 è meglio noto come il
terremoto di Nicastro (oggi Lamezia Terme), 7.0 grado della Scala Richter e XI
della scala Percalli, in cui vi furono 557 vittime, anche se alcune fonti
dell’epoca parlano di tremila morti. Esso scosse la terra nella notte tra il 7
e 8 settembre 1905, con epicentro a Nicastro, quando anche il mare si sollevò
per travolgere le coste.
I circondari di Monteleone e Nicastro furono le
aree più colpite. Oltre ottomila case crollate, sei morti nel rione Forgiari di
Monteleone (oggi Vibo Valentia), quasi rasi al suolo Zammarò con 70 vittime,
Parghelia con 62 vittime, Piscopio con 60 vittime, Stefanaconi con 65,
San Leo di Briatico con 24, e Aiello e Martirano rispettivamente con 23 e 16
vittime. Ma la furia distruttiva non si limito a questo, travolgendo
anche due fasce delle provincie di Cosenza e di Reggio Calabria, danneggiando
326 comuni e 753 centri abitati (135 in provincia di Catanzaro, 107 in quella
di Cosenza e 84 in quella di Reggio Calabria)*. Distruzione e morte anche a
Tropea, Pizzo, Mileto, Zungri, Cessaniti, Sant’Onofrio, Triparni, San
Costantino, nel vibonese e nella provincia di Catanzaro a Girifalco, Olivadi,
Borgia, Palermiti, S. Floro, S. Caterina sullo Ionio, Isca sullo Ionio, Tiriolo,
Dinami, Ionadi, Monteleone, Parghelia, Piscopio, Pizzo, Maida, Polia, San
Mango.
Solo tre anni dopo, nel 1908, Reggio Calabria e
Messina sarebbero state distrutte da un nuovo sisma. Una terra martoriata, la
Calabria, anche dalla sua natura ingovernabile, fin dal terremoto della Valle
del Crati del 1183, fino alle violenti scosse nella Calabria Meridionale del
1783, ai terremoti della Calabria centrale del 1638 e del cosentino del 1835,
del 1854 e del 1870.
Nero l’inchiostro ma rosa lo spirito che animò,
dunque, la penna di coloro che nei primi anni del Novecento, all’indomani
dell’ennesima pagina di distruzione in Calabria, si mossero per diffondere
parole di solidarietà e speranza, tramutando quell’orrore in una occasione di
riscatto, memoria e condivisione. Un esempio di professionalità femminili spese
al servizio di una causa civile che già da allora incarnava le vicissitudini di
un lembo d’Italia, quale il Meridione, penalizzato non solo da eventi naturali,
ma anche dalla storia e da scelte di governo rivolte altrove. In questa terra
abbandonata giungono messaggi che riconoscono alla donna, madre ed educatrice
per eccellenza, il ruolo di detentrice dei valori e interlocutrice delle
coscienze. “Una luce dolcissima - scrive Fanny Zampini Salazar - che rifulge
tra le pareti domestiche di case sui monti e sulle marine, ov’è sì meravigliosa
bellezza di natura”.
Un omaggio che palpita di memoria ma anche di
un’ancestrale quotidianità che non è estranea all’entroterra della nostra
regione dove la donna è colei che si distingue nel silenzio del focolare
domestico, all’ombra della società, nella fatica del lavoro quotidiano e nel
sacrificio per la famiglia. E qui che ella, che è ben oltre ciò che si
conviene, manifesta energie, tenacia e grandezza a volte inspiegabilmente
sottovalutate, a volte imperdonabilmente sconosciute.
* Inchiesta parlamentare “sulle condizioni dei
comuni e delle province meridionali e nella Sicilia” del 1908
Commenti
Posta un commento