Passa ai contenuti principali

Arte e Natura

Cos'è l'arte? Mimesi della mimesi, come dice Platone?
Qui di seguito, un brano tratto da "Arti Verbali e Arti Visive" dello scrivente...

Nei dialoghi platonici (Repubblica, Leggi), Socrate dice che tutte le arti sono imitazione: ma, in verità il concetto di arte in Platone prende un brutto voto: l’arte per il Nostro è un regresso a tre gradi dal mondo delle idee, dove soggiorna il bello, il buono, il vero; e atteso che l’arte imita il mondo sensibile che a sua volta, è l’imitazione del mondo delle idee, ne consegue una mimesi della mimesi, che di fatto, è un allontanamento ulteriore dal bello, dal vero, dal buono.
Se Platone boccia l’arte, parimenti non fa Aristotele, per il quale nella Poetica, le arti sono certamente mimesi del mondo sensibile, il quale mondo non è -come in Platone - mondo delle apparenze, ma delle essenze. Comunque già Aristotele, pone le differenze basilari tra le arti: esse differiscono in quanto imitano con mezzi diversi, cose diverse, e in maniera diversa.
Nel Rinascimento l’estetica mimetica, anche se in concomitanza con quella pedagogica, si rafforza e si evolve sotto l’influenza dell’edonismo e del platonismo, influenza che determina un entusiasmo per la bellezza, sentita come supremo diletto. L’arte è considerata il riflesso di un’eterna idea di bellezza soprasensibile. L’edonismo e il platonismo però sono accostati all’arte della retorica, facendo risultare l’arte tanto un ideale diletto, quanto contemporaneamente un dilettoso ammaestramento. Ancora, dopo la pubblicazione della riscoperta Poetica di Aristotele, da parte di F. Robertello nel 1548, e moltiplicatesi le ricerche intorno alla natura e alla funzione dell’arte, - complice il concetto aristotelico di catarsi - si attribuì più marcatamente all’arte un fine morale. Poi - come si è detto altrove in questo lavoro - la Controriforma con le sue esigenze moralistiche, rafforza il pedagogismo estetico, assoggettando l’arte ai fini della religione, facendola ritornare addirittura all’allegorismo medioevale.
Tale orientamento si protrae sino al XVIII sec. in teorici come Batteux e Lessing. I due critici pur differenziandosi nell’adozione di una logica deduttiva il primo, e di una induttiva il secondo, affermano che l’arte è essenzialmente imitazione.
Nello stesso panorama critico del tempo i pareri naturalmente sono diversi e convergenti allo stesso tempo: c’è chi come Harris ritiene le arti imitative ma differenti per i mezzi usati; chi come Kames invece crede solo che la scultura e la pittura siano imitative, e solo la musica e l’architettura producano originali e non copie della natura; o ancora chi come Twining, il quale differenzia le arti a seconda dei mezzi che esse usano: iconici quelli della pittura, convenzionali quelli della letteratura. (...)

Commenti