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Professioni. Giornalisti esclusi dalla riforma del governo

ROMA – Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sarà chiamato ad esaminare, i prossimi 20, 21 e 22 giugno, lo schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante “Riforma degli ordinamenti professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148”.
Il consigliere nazionale Pierluigi Roesler Franz ha, infatti, diffuso il testo inviato dal presidente del Consiglio nazionale, Enzo Iacopino, contenente le osservazioni formulate dall’Ordine dei giornalisti sullo schema preparato dal Governo, che sono state oggetto di un confronto con il Ministro della Giustizia.
“Governo Gattopardo”, tuona Franco Abruzzo, presidente emerito dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, ricordando che “bisogna attendere il parere del Consiglio di Stato e quello del Parlamento prima che venga riapprovato dal Consiglio dei ministri e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale”.
“I giornalisti – denuncia Abruzzo – sono, di fatto, esclusi dalla riforma e umiliati dal duo Monti-Severino. Non è, infatti, obbligatoria la laurea per l’accesso al giornalismo professionale. Basta, come oggi, la quinta elementare. La deontologia resta ai Consigli regionali dell’Ordine in carica fino all’entrata in funzione dei Consigli territoriali di disciplina e del Consiglio nazionale di disciplina. Tutto come prima per i pubblicisti”.
L’articolo 6 comma 2 recita: “Ai fini dell’iscrizione nel registro dei praticanti è necessario aver conseguito la laurea o il diverso titolo di istruzione (quinta elementare per i giornalisti ex art. 33 della legge 69/1963, ndr) previsti dalla legge per l’accesso alla professione regolamentata, ferme restando le altre disposizioni previste dall’ordinamento universitario”.
“A questo punto – rileva Franco Abruzzo – la diversità dei giornalisti rispetto agli altri professionisti italiani ci espone al ridicolo. E’ meglio abolire l’Ordine e adottare la soluzione francese: la «Carta di giornalista» a chi fa sul campo il giornalista in base ai contratti individuali di lavoro. Basta la tutela sindacale. E’ evidente la inutilità dei master universitari a meno che non vengano democraticamente aperti anche a chi possiede la licenza elementare”.
L’articolo 33 della legge 69/1963, che resta in vigore, dice: “Per l’iscrizione nel registro dei praticanti è necessario altresì avere superato un esame di cultura generale, diretto ad accertare l’attitudine all’esercizio della professione. Tale esame dovrà svolgersi di fronte ad una Commissione, composta da 5 membri, di cui 4 da nominarsi da ciascun Consiglio regionale o interregionale, e scelti fra i giornalisti professionisti con almeno 10 anni di iscrizione. Il quinto membro, che assumerà le funzioni di presidente della Commissione, sarà scelto fra gli insegnanti di ruolo di scuola media superiore e nominato dal provveditore agli studi del luogo ove ha sede il Consiglio regionale o interregionale.
Le modalità di svolgimento dell’esame saranno determinate dal regolamento. Non sono tenuti a sostenere la prova di esame, di cui sopra, i praticanti in possesso di titolo di studio non inferiore alla licenza di scuola media superiore”.

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  1. Si veda anche:
    Preofessione giornalistica- Ue - Monti-Severino - lettera aperta di Franco Abruzzo
    http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=9392

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