di Franco Pedatella
Questo componimento è per un
Otto marzo pacifico, in cui è data per acquisita la conquista dei diritti della
donna, anzi di essa si fa una “Signora” che benevola ha nelle proprie mani il
destino degli uomini. Solo l’eco lontana delle lotte del passato, date ormai
per superate, rimane nell’animo, in una prospettiva di elevazione sentimentale
e morale della vita, anche senza dimenticare i casi numerosi di discriminazione
della donna, non soltanto nel mondo che noi occidentali consideriamo non
democratico, ma anche nelle cosiddette democrazie occidentali, soprattutto
quando la donna, per la sua ricca e naturale specificità, entra in contrasto
con il maschilismo ottuso o con la logica del capitale, cioè quando nelle più
diverse situazioni non è una merce docile.
Pronta a destriero in groppa,
arco in spalla
e punte aguzze all’omero in
faretra,
l’Amazzone si lancia e mai
non falla
nel perseguir trionfo né più
arretra.
Ma di’, Dòmina mia, a che
l’attrezzo
porti a pugnar battaglia già
trionfata?
L’uom che t’è a fronte quieto
giace al rezzo
d’olmo e al suol ha l’arma
sua posata.
Non vuol sommetter la
compagna amata,
anzi la vuole al fianco sua
Signora.
La guerra antica ormai è
terminata.
Tu gli sei pari al lato ed ei
t’adora,
tra le sue braccia con amor
t’accoglie.
Col suo pensier ti corre
dietro ognora
e cera al guardo intenso tuo
si scioglie,
quando il tuo stral d’amore
al cuor lo coglie.
Cleto, 8 marzo 2012
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