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L'orgoglio di pubblicisti e precari: lettera aperta a Franco Abruzzo

Fonte: Giornalismi.info di Carlo Gubitosa
Per riformare la professione di giornalista, l'ex presidente dell'OdG della Lombardia vuole togliere riconoscimenti e tutele a chi ne ha di meno.

Aggiornamento del 21 dicembre 2011, ore 23.35
La risposta in 6 punti di F. Abruzzo
1 - A Carlo Gubitosa sfugge che quella di giornalista è una professione intellettuale che si può svolgere in due modi come ha affermato l’Europa per tutte le professioni: da dipendente o da autonomo.  Dare del “mercenario” a chi svolge una professione è soltanto un fatto provocatorio, e, quindi, inutile. Lavorare gratuitamente si può, ma chi lo fa  è un dilettante o un volontario.
2 - “Ammettere tutti i pubblicisti all’esame di Stato”? Anche quelli che lavorano svolgendo altre professioni, altri impieghi o altri mestieri? O solo quelli precari, che lavorano da giornalisti e che sono pagati malissimo da editori senza scrupoli? La subordinazione dell’ammissione all’esame di Stato al reddito è solo un metodo per ricavarne una regola empirica: fanno l’esame di Stato coloro che vivono di giornalismo,  e non tutti, perché nell’esercito dei pubblicisti figurano anche coloro che scrivono per diletto due articoletti all’anno. “Anche i pubblicisti sfruttati possano essere degni di sostenere un esame di stato?” Chi si prenda la briga di esaminare gli atti dell’Ordine di Milano dal maggio 1989 al giugno 2007 si renderà conto che  questo principio è stato rispettato sul presupposto che chi lavora intensamente ed è pagato poco non deve pagare due volte l’irresponsabilità degli editori.
3 - “Gli ingegneri e gli avvocati possono fare un esame di stato anche senza aver mai guadagnato un centesimo”. Ciò accade perché gli stessi hanno una laurea specifica alle spalle, che presuppone  l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione  (ex  art. 33, comma V, della Costituzione).
4 - “Il tradimento della tua generazione”. Da presidente dell’Ordine di Milano, come è noto alle masse, ha attuato una politica aperta e trasparente. Forse perché sono stato il primo praticante d’ufficio d’Italia negli anni Sessanta (“abusivo” a “Il Giorno”). Oggi Fnsi e  Ordine sbarrano la strada ai precari perché  “i professionisti sono troppi”.
5 - “Per riformare la professione di giornalista, l'ex presidente dell'OdG della Lombardia vuole togliere riconoscimenti e tutele a chi ne ha di meno”: questa è una infamia  e una calunnia contro chi ha pagato prezzi inauditi per diventare professionista dopo anni di sfruttamento. e che da presidente dell’Ordine di Milano ha portato avanti una linea a tutela dei giornalisti “deboli”. Non si può addossare  ad Abruzzo le conseguenze di una legge (dl 138/2011 convertito con la legge 148/2011) votata dal Parlamento e che  elimina l’Albo dei pubblicisti, in quanto gli stessi non svolgono il praticantato e non sostengono l’esame di Stato. Abruzzo ha suggerito il recupero dell’Albo dei pubblicisti  come “Albo ad esaurimento”.
6 - Nei piccoli e grandi giornali firmano “non giornalisti”. Si tratta spesso di persone che scrivono per almeno due anni al fine di potersi poi iscrivere nell’Albo dei pubblicisti (art.  35 della legge 69/1963)

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