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Un docufilm sui cinque Martiri di Gerace

di Gaetanina Sicari Ruffo
Nell'ambito della Rassegna del CIS “Autori ed Artisti della Calabria”, è stato presentato ieri sera, nel Chiostro di S. Giorgio al Corso di Reggio Calabria, il docufilm sulla vicenda dei cinque martiri di Gerace, prodotto da Mimmo Raffa attore, regista e presidente del Blu Sky Cabaret, un'associazione artistica composta da artisti calabresi e siciliani che collaborano alla promozione del teatro.

L'iniziativa ben realizzata, pur nell'economia dei mezzi tecnici, vuole essere un tributo d'onore al contributo offerto dai calabresi all'Unità d'Italia, nell'anniversario del 150 °.
Ricorda infatti l'insurrezione del 1847 che si sviluppò a Reggio Calabria e nella Locride per chiedere al sovrano Ferdinando II Libertà e Costituzione, prima scintilla di quel più vasto moto che avrebbe, da lì ad alcuni anni, condotto alla proclamazione della nazione italiana. I cinque giovani della Locride: Bello, Mazzoni, Ruffo, Salvadori, Verduci, alcuni studenti universitari a Napoli, fucina di idee liberali, oltre che conservatrici, furono fucilati il 2 ottobre del '47, dopo aver tentato con una lunga marcia nel territorio, di sobillare le popolazioni per ottenere la Costituzione liberale. L'episodio tragico è oggi poco noto e non citato nel contesto delle altre celebrazioni che trovano ampio spazio di memoria. Perciò è doveroso riportarlo alla luce e il docufilm di Mimmo Raffa, sensibile ed attento conoscitore dei sentimenti calabresi, cui siamo grati, riesce allo scopo, esaltando soprattutto il senso umano di quella storia che non è solo cifrario di nomi e di date, ma scrigno di idee immortali come la libertà.  L'attore che impersona il giovane condannato Gaetano Ruffo recita infatti, nel breve filmato che sarà ripreso da Uno Mattina, un sonetto da lui composto che appare attualissimo:
Sola speranza che mi reggi in terra, /solo conforto dello spirto mio, /solo pensiero che mi elevi a Dio/pace e ristoro alla mia lunga guerra.
quando a te penso, il cuore si disserra/ a pure gioie, ad ogni alto desio, / e quando dormirò l'eterno oblio, / di te ricorderommi anche sotterra. /
Cometa errante, che col tuo splendore/abbelli la natura decaduta, dimmi, tu brillerai sul mio dolore?/.
Io non dispero della tua venuta/ e non rinnego al tuo tardar, ma il cuore/ piange e s'attrista chè la tua luce è muta.

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