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Presentato A Reggio "O mia bella Madu'ndrina" dei giornalisti calabresi Antonino Monteleone e Felice Manti

Di Gaetanina Sicari Ruffo
È stato presentato ieri nella Sala della Provincia di Reggio Calabria, alla presenza dei due autori, l'ultimo recente saggio sulla 'ndrangheta trapiantata a Milano: O mia bella Madu'ndrina di due giornalisti calabresi: Antonino Monteleone e Felice Manti, editore Aliberti. Il libro è andato letteralmente a ruba, segno di un'attenzione dell'opinione pubblica più che mai crescente verso il fenomeno non nuovo, ma, a detta del Procuratore aggiunto  Macrì che è intervenuto, ben presente nella metropoli lombarda fin dal 1993, quando fu per la prima volta acclarato. Ora si scoprono e si approfondiscono i risvolti d'una operazione di trapianto rispetto alla cellula madre che fa di Milano non certo una succursale della Calabria, ma un centro di primo piano non solo per lo smistamento della droga, ma per tutti gli altri affari di transazione e di cooptazione persino con esponenti delle istituzioni politiche.
È un viaggio interessante attraverso quella che viene definita "la zona grigia", formata da faccendieri, esponenti deviati dei servizi segreti, boss, intermediari e falsi servitori dello stato. Si scopre l'impensabile e cioè che  i mezzi di cui si serve l'associazione malavitosa va dall'intimidazione, alla corruzione, alla cointeressenza, cioè al coinvolgimento in affari  finanziari che, oltre a permettere di pulire il denaro sporco come nel passato, assicurano flussi consistenti di denaro a chi ne è compartecipe. La maggior parte di quelli contattati infatti non riescono a resistere e a declinare l'offerta. Non si tratta di favole metropolitane, messe su solo per fare scalpore, ma di documentazioni raccolte nei processi già celebrati o in via di espletamento, con relazioni di pentiti, corredati da nomi e da fatti autenticamente successi. I prefetti non hanno mai denunziato niente e neppure la Lega, radicata nel territorio, che fa così gran baccano per la questione morale, demonizzando spesso il comportamento degli extracomunitari. Come mai la questione viene ora alla luce e non prima? A questa legittima domanda si risponde che forse è stato fatto di tutto, con colpevole complicità, per non turbare il ritmo degli affari o per preservare la regione da ogni pecca, perché apparisse agli occhi dei cittadini italiani, incontaminata e perfetta. Se così è, c'è da costatare con amarezza che il Sud restituisce al Nord un po' di quella valanga di fango che s'è visto rovesciare addosso nel corso del passato. Ma è questa l'unità auspicata, a centocinquanta anni dalla formazione dello  Stato italiano? 

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