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Inpgi 2: nessun esonero per i redditi minimi. I Ministeri vigilanti hanno bocciato anche la restituzione dei contributi a 65 anni


Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi
ROMA – Respinti dai Ministeri del Lavoro e dell’Economia, con un “parere sfavorevole all’approvazione”, due provvedimenti approvati dal Comitato amministratore della Gestione separata il 18 marzo scorso. Le due delibere sottoposte al vaglio riguardavano l’esenzione dall’obbligo di versare i contributi all’Inpgi 2 per i giornalisti liberi professionisti con o senza partita Iva che, nell’esercizio di attività giornalistica autonoma, percepissero un reddito annuo inferiore a  3.000 euro e l’ampliamento dei casi in cui attualmente è possibile la restituzione dei contributi una volta compiuti i 65 anni di età.
Nel primo caso i Ministeri hanno ritenuto di non poter dar corso all’approvazione in quanto la Gestione separata costituita presso l’Inpgi non è assimilabile alla Gestione separata dell’Inps. Mentre per quest’ultima, infatti, è la legge a prevedere l’esonero per i redditi inferiori a 5.000 euro annui, per le Gestioni istituite con il Decreto 103/96 (come quella dell’Inpgi) non è possibile introdurre attraverso una previsione regolamentare fasce di reddito esenti.
Anche circa la possibilità di ampliamento delle ipotesi di restituzione dei contributi al raggiungimento del 65° anno di età i Ministeri vigilanti hanno dato risposta negativa, ribadendo all’Inpgi quanto già espresso in occasione di analoghe iniziative da parte di altri enti previdenziali privatizzati. La restituzione dei contributi con le modalità proposte nella delibera introdurrebbe, nel regime previdenziale della Gestione separata Inpgi, una prestazione in capitale che non è prevista nell’ambito del sistema di calcolo delle pensioni delineato nella legge 335/95, la quale obbliga invece l’Istituto a corrispondere ai propri iscritti la pensione  maturata, anche se di importo esiguo.
“Le due delibere proposte ai Ministeri dal Comitato amministratore – afferma il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese – intendevano essere un segnale di attenzione alla fascia più debole e meno tutelata della categoria, tenendo conto anche della necessità di coordinare la Gestione separata dell’Inpgi con quella dell’Inps. Non erano state certamente sottovalutate  alcune difficoltà legate all’impianto generale delle norme sul sistema pensionistico del lavoro non dipendente. Purtroppo i Ministeri hanno ritenuto che le previsioni di legge vigenti, in base alle quali sono state espresse le motivazioni tecnico-giuridiche negative, non fossero in alcun modo superabili da valutazioni di altro tipo. Il tema resta comunque aperto e, alla luce delle motivazioni addotte, potrà essere affrontato proponendo una riforma di tipo legislativo. L’attenzione nei confronti dell’adeguatezza delle prestazioni e delle coperture di welfare verso gli iscritti alla Gestione separata deve rimanere alta”.

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