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Nicola Zitara. Rassegna stampa sulla morte del giornalista e scrittore meridionalista

Il Quotidiano 3.10.2010
Venerdì scorso è morto un tale che, quando Bossi neppure esisteva, aveva già le idee chiare sull’Unità d’Italia: è stata un danno, ma per il Sud. Il punto di vista è azzardato ma, si badi, ha dalla sua scuole di pensiero di antico lignaggio e di robusta bibliografia.
Per dire, in breve, che quel punto di vista della nostra storia non è suffragato, per quanto opinabile, dal nulla cosmico su cui, invece, poggiano le tesi (?) di Bossi e soci che, ciò nondimeno, imperversano sui quotidiani nazionali e in tutte le televisioni.
Addirittura, Zitara sosteneva, documenti (non ciance) alla mano, che l’Unità d’Italia “è stata la causa principale dei mali che affliggono il Meridione”. Insomma se Bossi (e dietro a lui molti dei cosiddetti poteri forti) oggi disdegna il Sud e sostiene che senza il Sud l’Italia ci guadagna, al Sud non mancano meridionalisti temprati e colti che, a parti rovesciate, sostengono l’esatto contrario. Questi ultimi però restano, assieme alla loro produzione culturale, ancorché discutibile, nei cassetti delle case editrici che contano. Nicola Zitara era uno di questi illustri signori il cui contributo mancherà a quella parte del Paese la quale sa bene che senza il Mezzogiorno verrebbe meno il “core business” dell’Italia.
Anzi Zitara, secondo Domenico Innantuoni, che presiede da Milano (lui che è molisano) la battagliera associazione “per il Sud”, Zitara “non era un semplice calabrese, ma un paladino di tutto il Sud.
Quando presentammo le nostre liste per il Parlamento nel 2006 – confida Iannantuoni – Nicola invitò tutti i suoi amici a votarci”.
Sulla bilancia di questo Paese che, dopo la fine della prima repubblica, fatica a darsi una classe dirigente con una visione nazionale dei problemi, un intellettuale dalle molte letture e dai tanti scritti di vaglia come Zitara (opere come “L’Unità d’Italia: nascita di una colonia” e “Memorie di quand’ero italiano” sono pietre miliari del meridionalismo), in termini di notorietà, rispetto a Bossi che giganteggia, non ha neppure il peso di una piuma d’oca.
Questo è, se riflettiamo, già un sintomo grave dell’indifferentismo culturale da parte del circuito editoriale e massmediale nazionale verso istanze e scuole di pensiero del Mezzogiorno che meriterebbero, al di là della loro possibilità di inverarsi, maggiore considerazione.
Un tema non secondario, su cui le classi dirigenti del Sud, istituzioni culturali in primis, dovrebbero insistere con ostinazione quasi, perché altrimenti poi non ci si può stupire, come giustamente ha denunciato l’onorevole Tassone l’altro giorno, se le reti di mamma Rai trattino un’imponente manifestazione di popolo come quella contro la ‘ndrangheta di sabato 25 settembre a Reggio, alla stregua di un fatterello.
Se succede, quindi, che una testa d’uovo come Zitara, che è sulla scena culturale e politica da una vita, ha partecipato ad intensi dibatti politici ed ha animato dense e virulente polemiche culturali, non sia neanche lontanamente paragonabile all’indice di popolarità di cui godono i vari Bossi della Repubblica italiana, ci saranno delle ragioni profonde che sarebbe sciocco non indagare ed affrontare con il dovuto piglio.
Perché è ovvio che questa singolare asimmetria non riflette soltanto i rapporti di forza politici che fanno della Lega l’azionista di riferimento della maggioranza e di Zitara l’ultimo dei borboni; di Bossi un leader da ascoltare anche quando spara scemenze, sol perché se gli salta il ghiribizzo può mandare gambe all’aria il Governo , e di questo fine e scordato intellettuale calabrese un signor nessuno e dalle idee alquanto retrò. (Figurarsi che Zitara argomentava che devastando un regno, quello delle Due Sicilie, nel periodo preunitario florido e avviato verso un equilibrato decollo economico-sociale, si erano gettate le basi per un Sud italiano fatto di ascari e politici corrotti).
Ci sono altri motivi per spiegare l’asimmetria testè accennata.
E qui le idee di Zitara ci possono soccorrere, eccome! Il Sud considerato, dall’Unità in avanti, esclusivamente come bacino di braccia per il Nord in crescita e agorà privilegiata per le incursioni , spesso senza regole, di grandi imprese non del Sud che hanno fatto incetta di risorse e poi lasciato, nelle sue aree più svantaggiate, un vero e proprio deserto sociale. Un Sud la cui protesta per le molte ingiustizie subite andava sottaciuta, privandolo della parola e della forze per irradiarla oltre i suoi confini. Il Sud, e la Calabria peggio ancora, senza voce oggi nel dibattito culturale e politico nazionale: questa è la spiegazione del perché il volto di Bossi appare anche sulla carta igienica e quello di Zitara, uno dei principali esponenti del meridionalismo di estrazione socialista, resta sconosciuto ai più.
E la sua morte, pertanto, senza commenti sui grandi quotidiani e magazine del Paese.
Il Quotidiano della Calabria 3.10.2010

Commenti

  1. http://www.larivieraonline.com/news.asp?id=4562

    La scomparsa di Nicola Zitara
    Zitara, ”la voce di un popolo”

    Pasquino Crupi
    Ieri, abbiamo accompagnato al cimitero Nicola Zitara. Lo abbiamo accompagnato, dandogli riposato albergo nella bandiera del meridionalismo, che, poiché senza macchia, è la sola che gli si addice. Che si addice a Lui, uomo di specchiata virtù, rigoroso intellettuale, studioso appassionato e sprezzante del successo e della carriera, meridionalista con la testa alta e la schiena diritta, sempre sugli spalti adamantini della battaglia per il riscatto del Mezzogiorno e della Calabria, non domato da niente. Non domato, a sua gloria e a vergogna degli opportunisti e trasformisti di casa nostra, anche quelli in trasferta al Centro-Nord, dalla povertà, che in genere piega tutti e distoglie dalla retta via. Lui, Nicola Zitara, no. Lui ci aveva abituati alla sorpresa. Ci sorprese, ormai tanti anni fa, con il suo radioso e sovvertitore saggio L’Unità d’Italia:nascita di una colonia (Jaca Book, Milano 1971), che gli impellicciati intellettuali urbanocentrici, elemosinanti un rigo sul “Corriere della Sera” e simili splendori giornalistici, non s‘arrischiavano di citare. Tornò a sorprenderci con il saggio successivo e prosecutivo del 1972 , di nuovo presso Jaca Book, Il proletariato esterno. E ci sorprese ancora in anni recenti, quando, sempre piegandosi sulla questione meridionale, svoltò verso la tesi che il Mezzogiorno e la Calabria troveranno scampo se e quando sapranno staccare gli ormeggi dall’altra Italia, dando vita a uno stato, che Lui chiamava “duosiciliano”. Questa tesi non ci convinse e non ci convince, ma per essa entrammo, come prima mai, nel regno della barbarie del Nord contro il Sud, nel labirinto. E ci sorprese ancora quando nel 1994, a sue spese, pubblicò Memorie di quand’ero italiano: un romanzo economico quale innanzi a lui aveva saputo scrivere soltanto Alessandro Manzoni. Ma anche di questo suo grandioso e copernicano romanzo i premiati intellettuali di Calabria, fuori della Calabria, non se n’accorsero. Non importa, e non importa a Nicola Zitara non ora che è morto ed ha altre pratiche da sbrigare. Non gli importò neppure quand’era in vita, persuaso con Guido Dorso che i meridionali non hanno bisogno di carità, della carità pelosa degli intellettuali di successo, ma di giustizia. E che,insomma, la loro opera sia giusta, cioè coerente con i bisogni e i sogni delle popolazioni meridionali. Ché il proprio degli intellettuali meridionali e meridionalisti è combattere sempre, non temere nulla sotto il sole, non darla vinta neppure alla morte. E alla morte non l’ ha data vinta Nicola Zitara, che ha spento il suo cuore, ma non la sua onesta intelligenza, non il proseguimento del suo cammino. Adesso, è di là con altri integerrimi trapassati: Pasquale Villari, Napoleone Colajanni, Giustino Fortunato,Gasano Salvemini, Antonio Gramsci, Guido Dorso, Luigi Sturzo, Benedetto Croce. Sono i portabandiera del meridionalismo, che la trasmisero di mano in mano, sempre trovando mani, nelle mani di Nicola Zitara. E, fedele all’appuntamento, la riconsegna, pura, intatta, sventolante di pensieri sublimi e di vita proba. Quando così si è vissuti, non si muore mai. Per chi altri, per quant’altri potremo un giorno dire lo stesso ?

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  2. Zitara. Il ricordo de Le Calabrie5 ottobre 2010 alle ore 19:00

    Il ricordo del circolo studi storici Le Calabrie: http://lecalabrie.forumup.it/viewtopic.php?p=7917&mforum=lecalabrie#7917

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  3. Servizio sulla morte di Zitara5 ottobre 2010 alle ore 19:02

    http://www.youtube.com/watch?v=c4jgJcwhHBU&feature=player_embedded

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