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Libertà di Stampa. Per Reporters sans Frontièrs, le Mafie italiane tra i 40 Predoni dell'Informazione

(AGI) - Parigi, 3 mag. - Insieme a Hu Jintao, Mahmoud Ahmadinejad, Muammar Gheddafi, Paul Kagame, Raul Castro, Vladimir Putin, le "mafie" italiane sono tra i "40 predoni dell'informazione" accusati da Reporters sans Frontieres (RSF) di mettere ogni giorno a rischio il lavoro e la vita dei giornalisti. Sono, si legge nel rapporto reso noto oggi dall'organizzazione, organizzazioni e uomini "potenti, pericolosi, violenti e al di sopra della legge. Hanno la facolta' di censurare, imprigionare, rapire, torturare e, nel peggiore dei casi, assassinare i giornalisti". Per mettere a tacere un giornalista puo' bastare anche meno di un sequestro o di un colpo di pistola. Il quadro della liberta' di stampa peggiora di anno in anno in Italia "per le "pressioni del Cavaliere", mentre l'Europa diventa sempre meno il punto di riferimento per uno dei piu' importanti diritti civili, misura della dignita' e della decenza democratica di un paese. Nel Continente l'Italia, al 49esimo posto nella classifica sulla liberta' di stampa, ha il peggior punteggio tra i sei Paesi fondatori dell'Europa unita. Se cede il bastione europeo dei diritti civili, avverte RSF, sara' molto piu' difficile difendere i cronisti nel sud del mondo. Di quest'ultimi e del loro lavoro nulla si saprebbe se non, per i casi piu' noti, nel giorno del loro omicidio o del loro rapimento, oppure nella Giornata mondiale della liberta' di stampa, celebrata oggi in tutto il pianeta. Si viene cosi' a sapere di Dawit Isaak, eritreo di cittadinanza svedese, che dal settempbre del 2001 marcisce in un carcere del paese africano, accusato di essere una spia ma mai processato.
  L'Eritrea, con 30 giornalisti attualmente detenuti nelle 314 carceri del Paese, costituisce "la piu' grande prigione per i giornalisti" esistente al mondo. E in un Paese in cui la liberta' di stampa e' stata dichiarata dal governo "incompatibile" con il proprio sistema culturale arrivano anche gli aiuti dell'UE: 312 milioni di euro negli anni a venire, che Isaias potrebbe ben utilizzare anche per costruire nuove carceri a "campi della morte" come quello di Eraeiro, dove Isaak e altri giornalisti sono rinchiusi e, secondo quanto riferito da un secondino riparato in Svezia, "stanno morendo uno dopo l'altro". I giornalisti svedesi hanno chiesto oggi all'UE di "fermare gli aiuti" ad Asmara fino a quando non sara' chiuso il campo di Eraeiro e non sara' garantito un processo giusto a Isaak e ai suoi colleghi.
  Una buona notizia, in un panorama mondiale di sostanziale deterioramento delle condizioni della liberta' di stampa, arriva invece dagli Stati Uniti, che nella classifica di RSF hanno recuperato 16 posizioni grazie a cio' che viene definito "l'effetto Obama" e sono adesso al 22esimo posto, e dallo Sri Lanka, che cerca di rimediare a un 162 posto (su 175 complessivi) con il perdono concesso oggi a J.S. Tissainayagam, cronista Tamil condannato a vent'anni di carcere con l'accusa di terrorismo.
  E' l'Europa a preoccupare di piu'. A poco a poco, si desume dal rapporto, si spegne il faro delle liberta' democratiche e civili, una volta ben luminoso nel Vecchio Continente. "E' inquietante", afferma Jean-Francois Julliard, segretario generale di RSF, "vedere democrazie europee come la Francia (in discesa di otto punti), l'Italia e la Slovacchia scendere di anno in anno nella classifica". La Francia era al 51esimo posto lo scorso anno e oggi e' al 43esimo, l'Italia era al 49esimo posto lo scorso anno. Meglio di loro fanno le giovani democrazie africane, come il Mali, il Sudafrica e il Ghana. "Lo Stato della liberta' di stampa in Italia", e' il giudizio del Rapporto, "stretto tra riforme draconiane e le minacce della mafia, preoccupa sempre piu' i suoi vicini europei. Il controllo della mafia si rafforza e costringe un ampio numero di giornalisti ad operare con circospezione". Tra coloro che rischiano ogni giorno la vita il Rapporto cita Roberto Saviano, il corrispondente dell'Ansa da Palermo Lirio Abbate, e la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione. "Il loro lavoro, e il rischio che lo accompagna", afferma il Rapporto, "non ha il sostegno del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi", che "nel novembre del 2009 disse di voler 'strangolare' scrittori e cineasti perche', scrivendo di mafia, avrebbero fornito una cattiva immagine dell'Italia".
FONTE AGI

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