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Perquisizioni al Quotidiano. Carabinieri nella sede centrale e a casa del giornalista Orofino

Fonte Il Quotidiano della Calabria di domenica 14 dicembre 08, pag. 4 (di Andrea Gualtieri)

Carabinieri per 5 ore in casa di Paolo Orofino e poi nella redazione centrale di Cosenza. I magistrati di Salerno cercano la relazione degli ispettori inviati nel 2005 dal guardasigilli Castelli

COSENZA - Alle sette hanno citofonato a casa del corrispondente del Quotidiano Paolo Orofino e poche ore più tardi si sono presentati anche nella redazione centrale del giornale, a Castrolibero. I carabinieri delle compagnie di Paola e Cosenza cercavano carte. Un documento in particolare: la relazione stilata dagli 007 ministeriali alla fine dell’ispezione effettuata alla procura di Catanzaro a partire dal 2005. Ma nell’attività di indagine portata avanti ieri mattina su disposizione della Procura di Salerno, ci sono almeno due filoni che si intrecciano. Il primo riguarda appunto quello che venne definito «il verminaio catanzarese», con le accuse incrociate tra i magistrati in servizio a Catanzaro. Il secondo, invece, è relativo alle registrazioni della visita che Ennio Morrone, in quella fase parlamentare dell’Udeur, effettuò nel 2006 nel carcere di Cosenza a Franco Pacenza, capogruppo dei Ds in Consiglio regionale, che si trovava agli arresti per un’accusa pesante che in seguito è stata del tutto smontata. 
In entrambi i casi fu Paolo Orofino a scrivere articoli che si ritiene abbianodivulgato atti riservati. Per il caso di Catanzaro, in particolare, c’è anche una denuncia presentata dal pm del capoluogo calabrese Gerardo Dominijanni che afferma di essere stato diffamato. Secondo il provvedimento di perquisizione firmato dal magistrato salernitano Massimo Lo Mastro, Orofino ha rivelato l’esito dell’ispezione ministeriale che, scrive il sostituto procuratore, «aveva accertato a carico di altri magistrati, tra cui Dominijanni, addebiti e rilievi in punto di incompetenza funzionale e ambientale, pur non essendo pubblico l’esito e il contenuto dell’ispezione ministeriale, nè essendo stati adottati, nè notificati provvedimenti di alcun tipo». Il corrispondente del Quotidiano, insomma, ha visionato e poi ha citato nei suoi articoli del 23 e 25 giugno 2006, la relazione che ancora non era stata resa pubblica. E proprio brani o copie di quel documento redatto dagli ispettori ministeriali Otello Lupacchini e Laura Capotorto cercavano i carabinieri in casa di Orofino. Il giornalista, però, ha dichiarato di aver consegnato quelle carte al direttore del Quotidiano, che nel 2006 era Ennio Simeone. E così, dopo aver portato a termine i controlli in casa, i carabinieri si sono spostati anche nella redazione centrale del giornale, dove hanno convocato l’attuale direttore, Matteo Cosenza. «Ricordo di aver visto quella relazione tra le carte che il mio predecessore mi ha lasciato ma non ho idea di dove possa essere finita» ha affermato Cosenza. Il direttore ha poi cercato insieme ai carabinieri tra gli scaffali della sua stanza e di quella che occupava due anni fa, quando era il vice di Simeone. Del documento, però, si sono perse le tracce. «Mi chiedo soltanto - afferma Matteo Cosenza nel commentare la vicenda – senza alcuna intenzione di invadere il lavoro dei magistrati, che senso abbia cercare, nel dicembre 2008, un documento che è stato già ampiamente pubblicato dai giornali anni fa. E ammesso che lo avessero trovato, mi domando che cosa sarebbe cambiato. Noi facciamo il nostro lavoro, pubblichiamo le notizie. Continueremo a farlo, allo stesso modo e con la stessa serenità». 
In casa di Orofino, a Cleto, nel basso Tirreno cosentino, i carabinieri hanno sequestrato tutti i file dei suoi computer e alcuni documenti cartacei. Oltre alla vicenda catanzarese, cercavano infatti materiale relativo alla registrazione del colloquio della visita in carcere di Morrone a Pacenza, un’altro caso risalente a due anni fa. Tre mesi dopo quell’incontro, Orofino passò all’Espresso la notizia che l’intercettazione disposta dalla Procura di Paola conteneva dichiarazioni compromettenti del parlamentare e ne divulgò il contenuto. Il settimanale diffuse i particolari e la cosa fu ripresa dai quotidiani calabresi. E per il Quotidiano a scriverne fu ancora Paolo Orofino. Ora le due vicende si incrociano in un’unica perquisizione. Ma per il caso Pacenza-Morrone, insieme al giornalista del Quotidiano, sono indagati anche il caporedattore dell’Espresso Riccardo Bocca, il direttore del settimanale Daniela Hamaui e i direttori responsabili dei tre quotidiani calabresi, ai quali è contestato l’omesso controllo. Per Orofino, invece, in questo caso le accuse sono pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale e rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con un pubblico ufficiale. Secondo quanto scrive nel provvedimento il pm Lo Mastro, la perquisizione è partita da casa di Orofino perché sarebbe stato il primo ad avere contatti con il pubblico ufficiale che, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe avuto un ruolo nella diffusione di brani del colloquio tra i due politici.

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Soluri: «Ora la categoria dei giornalisti si compatti»

LA PERQUISIZIONE nella redazione centrale del Quotidiano della Calabria e in casa del corrispondente Paolo Orofino ha richiamato gli echi nazionali del dibattito sulla libertà dell’informazione. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti per la Calabria, Giuseppe Soluri, ha invitato la categoria a compattarsi per difendere i propri diritti: «Se in queste circostanze le testate giornalistiche facessero quadrato, anziché attaccare quella che viene colpita, si riuscirebbe a far valere la posizione di una professione esposta ad attacchi provenienti da più parti. Sarà difficile - ha aggiunto il presidente – che all’esterno capiscano le nostre ragioni se non siamo capaci di esprimerle all’unisono noi stessi». 
Soluri ha espresso la propria solidarietà al Quotidiano della Calabria, nel corso del tradizionale appuntamento natalizio organizzato dall’associazione giornalisti casentini “Maria Rosaria Sessa”. Anche il presidente dell’associazione, Gregorio Corigliano, si è detto vicino ai giornalisti del Quotidiano. 
Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, stigmatizza la perquisizione: «Sono stupito e preoccupato perché, mentre ogni giorno si assiste ad un stillicidio di fughe di notizie su atti coperti da segreto istruttorio, su verbali di interrogatorio, stralci di intercettazioni, che puntualmente finiscono nelle redazioni dei giornali e vengono pubblicati, addirittura su Internet ci sono tutte le migliaia di pagine dei vari provvedimenti emessi dalla magistratura, la Procura di Salerno decide di inviare i carabinieri nell’abitazione di un giornalista e nella sede del Quotidiano della Calabria».

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