Passa ai contenuti principali

2 luglio 1940. La tragedia dimenticata dell'Arandora Star

QUELLO dell’eccidio dell’Arandora Star, la nave di lusso trasformata in nave per il trasporto di prigionieri all’indomani dell’inizio della seconda guerra mondiale tra l’Inghilterra e l’Italia, è un episodio che ai più è sconosciuto.
Con la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, l’atteggiamento della Gran Bretagna nei confronti della Comunità italiana cambiò radicalmente. Gli italiani (erano all’incirca 18 mila i residenti), che erano ben integrati nel tessuto sociale ed economico dell’isola, divennero stranieri nemici. In 4 mila (tra i 18 e i 70 anni) furono arrestati e internati con maltrattamenti e tenuti, come si evince in un rapporto della Croce Rossa, in condizioni disumane. Di questi 4 mila, 700 circa tra quelli ritenuti più pericolosi, furono imbarcati sulla Arandora Star diretta in Canada.
Era la mattina del 2 luglio 1940. Dopo solo un giorno di navigazione, nei pressi delle coste dell’Irlanda, la nave venne silurata da un sommergibile tedesco (la sigla U47, altrimenti detto “il toro”). Gli italiani che trovarono la morte nelle acque gelide dell’Atlantico furono 446. Tra di loro, anche Giuseppe Andreassi, classe 1880, nativo della provincia di Cosenza. I superstiti, come leggiamo sul sito www.ArandoraStarCampaign.com, promosso dai familiari delle vittime che non hanno mai ricevuto scuse ufficiali, né un risarcimento dal Governo britannico – «una volta sbarcati nel Regno Unito, subirono altri maltrattamenti e, nonostante le sofferenze patite, molti di loro vennero nuovamente imbarcati per essere deportati in Australia».
La vicenda, dopo tantissimi anni di oblio, è stata raccontata in un volume pubblicato nel 1980, "Star of Shame", l'unico libro che tratta del disastro basandosi sui racconti di molti sopravvissuti italiani, tedeschi ed ebrei che però non è mai stato reperibile in Gran Bretagna. È invece del 2002 "Arandora Star, una tragedia dimenticata", di Maria Serena Balestracci. Il libro si basa su ricostruzioni storiche, documenti, e su testimonianze dirette. Alle due pubblicazioni, nel 2004, si è aggiunto anche un film-documento, realizzato dall’emittente televisiva Noi Tv, in collaborazione con la Fondazione Paolo Cresci per la storia dell'emigrazione italiana.

Commenti