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I Cento anni dell'8 marzo. Tina Modotti. La storia di una donna fantastica, sospesa tra mito e realtà

Per il Centenario dell'Otto Marzo, proponiamo ai navi-lettori la storia di una grande donna rivoluzionaria. Quella di Tina Modotti: "né santa né puttana, solo donna. Una vita, o un sogno di libertà?". Il volume che ne racconta la vita è un libro a fumetti, scritto da Paolo Cossi e pubblicato nel 2003 da Edizioni Biblioteca dell'Immagine di Pordenone.
"Questa - si legge in seconda di copertina - è la vera storia di una donna fantastica, sospesa tra mito e realtà. L'arte, la fotografia, il cinema, gli amori, la rivoluzione vissuta sulla pelle: le esperienze di una delle più affascinanti e ammirate donne della storia fanno da sfondo a questo romanzo fumetto".

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Qui di seguito, invece, riportiamo la biografia della Modotti tratta da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Tina Modotti
«Ogni volta che si usano le parole "arte" o "artista" in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro. »
Tina Modotti in Sulla fotografia)

Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini meglio conosciuta come Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) è stata una fotografa e attrice italiana.

L'emigrazione in America
Nel giugno 1913 lasciò l'Italia e l'impiego nella Fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser per raggiungere il padre emigrato a San Francisco, dove lavorò in una fabbrica tessile e si dedicò al teatro amatoriale, recitando anche D'Annunzio, Goldoni e Pirandello.

Nel 1918 si sposò con il pittore Roubaix "Robo" de l'Abrie Richey e si trasferirono a Los Angeles per inseguire la carriera nell'industria del cinema, cosa che avvenne nel 1920 con il film "The tiger's coat", dove venne acclamata anche per il suo "fascino esotico". Grazie al marito conobbe il fotografo Edward Weston e la sua assistente Margrethe Mather. Nel giro di un anno Modotti divenne la sua modella preferita e, nell'ottobre 1921, sua amante. Quello stesso anno il marito Robo rispose a questa relazione trasferendosi in Messico, seguito a breve dalla moglie che, però, giunse a Città del Messico due giorni dopo la sua morte causata dal vaiolo, il 9 febbraio 1922. Nel '23 ritornò nella capitale messicana con Weston ed uno dei suoi quattro figli, lasciandosi indietro il resto della sua famiglia.

L'esperienza Messicana
Modotti e Weston entrarono rapidamente in contatto con i circoli bohèmien della capitale, ed usarono i loro contatto per creare ed espandere il loro mercato dei ritratti. Inoltre Modotti incontrò diversi esponenti radicali comunisti, tra cui i tre funzionari del Partito Comunista Messicano con cui ebbe delle relazioni sentimentali: Xavier Guerrero, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali.

Il 1927 è l'anno dell'iscrizione al PCM e l'inizio della fase più attiva del suo attivismo politico. In quel periodo le sue fotografie vennero pubblicate su numerosi giornali di sinistra, tra cui l'organo ufficiale del PCM, "El Machete".

Si pensa che Modotti sia stata introdotta alla fotografia quando era ancora in Italia, dove suo zio Pietro gestiva uno studio fotografico. Anni dopo, negli USA, suo padre aprì uno studio simile a San Francisco, accrescendo il suo interesse in questa forma d'arte. Comunque fu la sua relazione con Weston che le permise di praticare e migliorare le sue capacità, fino a divenire un'artista di fama intenazionale. Il fotografo messicano Manuel Alvares Bravo suddivise la carriera di Modotti in due periodi: quello Romantico e quello Rivoluzionario. Il primo include il periodo trascorso con Weston come assistente in camera oscura, poi come contabile e infine come assistente creativo. Insieme aprirono uno studio di ritrattistica a Città del Messico e ricevettero l'incarico di viaggiare per il messico per fare fotografie da pubblicare nel libro "Idols Behind Altars" di Anita Bremmer. In questo periodo venne scelta come "fotografa ufficiale" del movimento muralista messicano, immortalando i lavori di José Clemente Orozco e di Diego Rivera. Molte delle sue foto ritraenti dei fiori sono state scattate in quel periodo.

Nel dicembre del 1929 una sua mostra venne pubblicizzata come "La prima mostra fotografica rivoluzionaria in Messico", raggiungendo l'apice della sua carriera di fotografa. All'incirca un anno dopo fu costretta a lasciare la macchina fotografica dopo l'espulsione dal Messico e, a parte poche eccezioni, non scattò più fotografia nei 12 anni che le rimanevano da vivere.

Il lavoro per il Comintern
Esiliata dalla sua patria adottiva, per un periodo Modotti viaggiò in giro per l'Europa per poi stabilirsi a Mosca dove si unì alla polizia segreta sovietica, che la utilizzò per varie missioni in Francia ed Europa orientale (probabilmente a sostegno della Rivoluzione Mondiale che aveva in mente). Quando scoppiò la Guerra civile spagnola, nel 1936, lei e Vidali (sotto gli pseudonimi di Maria e Comandante Carlos) si unirono alle Brigate Internazionali, rimanendo nella penisola iberica fino al 1939. Lavorò con il celebre dottore canadese Norman Bethune (che inventò le unità mobili per le trasfusioni) durante la disastrosa ritirata da Malaga nel 1937. Nel 1939, dopo il collasso del movimento repubblicano, la Modotti lasciò la Spagna con Vidali per tornare in Messico sotto uno pseudonimo.

Modotti morì a Città del Messico il 5 gennaio 1942, secondo alcuni in circostanze sospette. Dopo aver avuto la notizia della morte Rivera affermò che fosse stato Vidali ad aver organizzato l'omicidio. Modotti poteva "sapere troppo" delle attività di Vidali in Spagna, incluse le voci riguardanti 400 esecuzioni. La sua tomba è nel grande Pantheòn de Dolores a Città del Messico. Il poeta Pablo Neruda compose il suo epitaffio, di cui una parte può essere trovato sulla sua lapide che include anche un suo ritratto in bassorilievo fatto dall'incisore Leopoldo Méndez:

«Tina Modotti hermana
no duermes no, no duermes
talvez tu corazon
oye crecer la rosa
de ayer la ultima rosa
de ayer la nueva osa
descansa dulcemente hermana
Puro es tu dulce nombre
pure es tu fragil vida
de abeja sombra fuego
nieve silencio espuma
de acero linea polen
se construyo tu ferrea
tu delgada estructura »
(Pablo Neruda, epitaffio dedicato a Tina Modotti)

La Fortuna
A Tina Modotti è dedicata la canzone "Tina", scritta da Cisco tratta dall'album La lunga notte.

Bibliografia
* Valentina Agostinis. Tina Modotti. Vita, arte e rivoluzione. Lettera a Edward Weston 1922-1931. Milano, Feltrinelli, 1992.
* Elena Poniatowska. "Tinissima". Frassinelli, 1997
* Vittorio Vidali. "Tina Modotti. Ritratto di donna". Arti Grafiche Friulane, 2002
* Patricia Albers. "Vita di Tina Modotti". Milano, postmedia books, 2003.
* Christiane, Barckhausen-Canale. "Tina Modotti. Verità e leggenda". Firenze, Giunti, 2003.
* Paltrinieri Elisa. "Tina Modotti. Fotografa irregolare". Selene, 2004
* Pino Cacucci. "Tina". Feltrinelli, Milano, 2005.
* González Froilán e Cupull Adys. "Julio Antonio Mella e Tina Modotti contro il fascismo". Achab Editrice, 2005
* Letizia Argenteri. "Tina Modotti. Fra arte e rivoluzione". Milano, Franco Angeli, 2006.
* Angel de la Calle. "Modotti. Una donna del Ventesimo Secolo". 001 EDIZIONI, 2007.
* Christiane Barckhausen, Bruna Manai Tina ModottiGiunti - Editore

Filmografia
* The Tiger's Coat, regia di Roy Clements (1920)
* Riding with Death, regia di Jacques Jaccard (1921)
* I Can Explain, regia di George D. Baker (1922)

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