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«Mio padre Guido Rossa e la sua lotta solitaria»

di Maria Zegarelli - Fonte L'Unità Online del 21 gennaio '09 Vede quella stanza lassù, al secondo piano? Quella mattina stavo là, avevo sedici anni. Secondo anno di istituto magistrale. I miei compagni erano tutti in strada, pensavo ci fosse una delle solite assemblee, ce n’erano di continuo allora. Io andai in classe. Venne la mia insegnante di inglese, mi poggiò una mano sulla spalla e mi disse “devi andare a casa, tuo padre ha avuto un incidente”. Non capivo perché dovesse accompagnarmi la madre di una mia amica. “Conosco la strada”, risposi. Lei mi fece salire in macchina e fece il tragitto più lungo». Un giro tortuoso per non passare lungo via Fracchia.  Era il 24 gennaio 1979 e il cielo di Genova era nuvoloso, «proprio come oggi», spiega Sabina Rossa,deputata Pd, figlia di Guido, sindacalista Italsider prima gambizzato e poi finito con un colpo al cuore dalle Brigate rosse. Il primo operaio ucciso dai terroristi. Lo aspettarono sotto casa, lui se ne accorse, salì in macch