Parte terza
di Carmelina Sicari
Ora
che si è consumata l'ennesima offesa al popolo meridionale, quella
di essere la matrice, l'origine del male che ha infettato l'Italia
intera, ora forse è possibile una più seria riflessione sul suo
ruolo e sulla sua identità. Il sud è apparso sempre o almeno è
stato presentato come un problema dalla formazione dell'unità di
Italia in poi. La storia non si fa con i se, ma se Garibaldi fosse
riuscito nell'intento di unire l'Italia a partire dal Sud, certo
tutto sarebbe stato diverso. Il celebre obbedisco di Garibaldi ha
marcato la linea di confine e quella di un'ombra perenne.
Zitara
ha intitolato un suo celebre saggio Nascita di una colonia,
riferendosi al Sud appunto e Nino Bixio intese ratificare questo
giudizio con una feroce repressione dei cosiddetti briganti, i
ribelli che non intendevano in alcun modo integrarsi in uno stato
piemontizzato, subire la coscrizione, allontanarsi dai campi, lasciar
morire di fame la prole. Garibaldi tenta di risalire di nuovo la
penisola partendo dal Sud ma viene fermato in Aspromonte da una
pallottola dei bersaglieri del generale Cialdini, al polpaccio.
Azzoppato viene anche fatto prigioniero e si consuma totalmente lo
scandalo dell'eroe dell'unità considerato nemico dei Savoia e dello
stato unitario.L'invettiva
di Carducci in Levia gravia con le querce dell'Aspromonte che
fungono da alloro ed incoronano l'eroe ferito, la dice lunga sullo
spirito nazionale.
La
reazione allo spirito di repressione dei Savoia è una gigantesca
emigrazione transoceanica. Un popolo di formiche partì con le valige
di cartone, migliaia di scarpe chiodate segnarono sul selciato
ritmicamente l'abbandono della terra come dice Costabile ne Il canto
degli emigranti via,via. Il tributo di braccia dato per l'unità ma
allo scoppio della grande guerra, un tributo ben più alto fu
versato, quello di sangue. Giovani ventenni perirono nelle trincee
senza neppure rendersi conto del perché. Scrivevano dalle trincee
con le dita intorpidite alle mogli alle madri raccontando la tremenda
condizione in cui versavano. Eppure il Sud non venne meno ad una
testimonianza forte e drammatica. Un'intera generazione si sacrificò.
Ma
anche dopo la legittimazione del primato del Nord industriale e
avanzato fornita da un Sud sottosviluppato e arretrato, continuò a
deformare il volto del popolo meridionale. Il sud incapace e dominato
da nuovi briganti; i rigurgiti di separatismo e le forme
ribellistiche come la rivolta degli anni settanta non migliorarono la
situazione. La rassegnazione, l'apatia avvolsero in una fittissima
nebbia il Sud laddove dovette nascere il linguaggio, dove sicuramente
nacque la filosofia. La ricerca di un ruolo auspicata da Cingari si
affievolì fino a sparire. Il sud si adattò alla condizione di
emarginazione, di sudditanza. L'unico ruolo possibile era quello di
fornire braccia e esportare manovalanza.
C'è
in racconto suggestivo e fantastico nella Fondazione di Asimov che
potrebbe in qualche misura indicare la traccia per scoprire il ruolo
del Sud e della Calabria in particolare. Lì Seldon l'ideatore della
Fondazione, un matematico di altissimo genio, prevede la crisi
irreversibile della Fondazione e colloca nel punto più lontano di
essa, oscuro e carico di gravissimi problemi, il seme della
rinascita. Nessuno può individuare tanto è periferico, questo
luogo, nessuno lo può immaginare tanto è improbabile perché tutto
laggiù non solo è oscuro ma anche contaminato, ambiguo, perduto.
Può venire qualcosa di buono da laggiù? Quando la fondazione
crollerà da lì verrà la rinascita.
C'è
un'altra profezia contenuta nella vita e soprattutto nella morte di
Tommaso Campanella. Dall'arte che mastro Abramo gli aveva insegnato
tra astrologia e ermetismo, Campanella sapeva di un ruolo misterioso
che la Calabria avrebbe avuto di salvezza per il mondo intero. Per
questo egli nel Quaresimale del 1599 a Stilo incita i suoi discepoli
a non considerare la morte che non esiste ed ad affrontare il rischio
enorme della congiura contro la Spagna. Per questo egli affronta
trent'anni di carcere nella fossa di S. Elmo, la tortura. Perché sa
questo scrive il manuale dello stato perfetto di imminente
costituzione, La città del Sole. Quando gli astri gli indicano la
data della sua morte fa di tutto per scongiurarla, perché vuole
vedere l'avvento di questo stato per cui è vissuto. In esso la
Calabria ha un ruolo preciso.
Al
confine della Calabria Ionica c'è un piccolo castello a Roseto
Capospulico, il castello del Graal. L'ultima discendente degli
Hohenstaufen disse di avervi trovato la coppa del Santo Graal, il
tesoro più ricercato e variamente collocato nel ME. Esso costituì
l'oggetto della quest dei cavalieri. Naturalmente fu subito smentita
da città che nelle loro leggende hanno l'identica collocazione. Ma
al visitatore che percorre le stanze del castello balza agli occhi
una singolare collocazione. Sul pavimento di una delle stanze
intrecciate ci sono le insegne delle tre religioni monoteiste: Che
voleva dire Federico II? Come mai quel piccolo castello in Calabria
dopo che ne aveva fatto costruire infiniti altri in Puglia?
Il ruolo della Calabria potrebbe essere questo. Divulgare per salvare dal crollo della civiltà l'umanesimo e la profezia.
Il ruolo della Calabria potrebbe essere questo. Divulgare per salvare dal crollo della civiltà l'umanesimo e la profezia.
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