Passa ai contenuti principali

Archeologia. La saga degli Ausoni, Lipari e Temesa

di Salvatore Perri (Gruppo Archeologico Alybas - Serra D'Aiello)
Un mio lontano parente emigrato in America diceva che la terra dove ognuno di noi nasce rimarrà per sempre attaccata sotto la pianta dei piedi e, per quanto mi riguarda, credo che ha avuto perfettamente ragione. Da piccolo non badi più di tanto a cose di una certa importanza: si bada al gioco, insomma, a cose magari più attinenti a quella età. Da giovani ancora peggio, si cazzeggia e si pensa a cose e questioni intimamente personali. Ma tutto questo ha poco importanza. È da grande e con la maturità che si cominciano ad apprezzare le cose belle del territorio e tutto quello che esso possiede, il mare, le montagne, insomma tutto, compreso il più piccolo filo di erba accarezzato da quell’alito di vento che la mitologia chiama Eolo. Ora, parlando di Eolo e delle Isole Eolie è impossibile scinderlo da una leggenda arrivata fino noi dagli storici antichi e ripresa da quelli contemporanei. Mi attengo a quella che ritengo sia più fedele al quadro archeologico del nostro territorio: narra Diodoro Siculo che in un determinato periodo della protostoria italiana un certo Liparo, figlio del re Ausone eponimo degli Ausoni, che viveva nei pressi dell’attuale zona di Sorrento, cacciato dai fratelli dal continente trovò riparo assieme alla sua famiglia e le sue genti presso le isole a cui dette il proprio nome, le isole Lipari appunto. Passò un giorno sull’isola Eolo (Re dei Venti nell’Odissea) il quale, ospitato da Liparo, si innamorò della figlia che poi sposò e gli succedette al trono quando Liparo, oramai vecchio, stanco e nostalgico, volle ritornare sul continente nuovamente nella zona di Sorrento. Eolo ebbe sei figli, ma uno in particolare, Giocasto, continua a regnare sulle coste calabresi proprio dirimpetto alle isole Eolie. Vi pare poco?
In realtà, quando gli storici antichi riportavano di leggende di matrimoni fra eponimi e belle donne o magari vergini, altro non si riferivano che a crudeli guerre per assoggettarsi interi territori, vuoi per motivi prettamente economici, legati al controllo di materie prime (rame, stagno oppure ossidiana), vuoi per il controllo dei traffici nel Mediterraneo, da parte dei Micenei in particolare. 
Per quanto riguarda il nostro territorio, non è da escludere che i Temesani abbiano partecipato alla spedizione punitiva avvenuta intorno al 1270 a.C. (XIII sec. a.C.) con una coalizione partita dal Tirreno. Non a caso a Lipari, sugli antichi impianti abitativi risalente all’età del bronzo (XVI sec. a.C.), segnati da una distruzione violenta, si sovrappone una nuova cultura arrivata dal continente, definita dagli storici contemporanei ‘’ausone’’ (XIII sec. a.C.), cultura molto presente nel nostro territorio. Del resto anche Strabone parla di Temesa come di fondazione Ausone. 
Tante vicende si sono sovrapposte nel corso dei secoli in questo territorio, e non meno importanti rispetto alla saga degli Ausoni, basta pensare al mito di Alybas, al passo omerico legato ai re greci che avevano come referenti i loro omologhi a Temesa, fino all’importanza che ha avuto la diocesi di Temesa in pieno medioevo, quando Papa Gregorio Magno comandò al vescovo di Temesa, Stefano, il legname per la costruzione della basilica dei SS. Pietro e Paolo nel 603. Una comunità tanto orgogliosa, quanto ricca e avanzata in termini culturali ed economici fin dall’età del bronzo. Temesa del resto non fu mai colonizzata perché alle genti greche non fu permesso. 
Ecco, oggi a noi abitanti di questo territorio manca quello, quel poco di orgoglio che potrebbe far ripartire questo territorio in ogni settore. Abbiamo il mare, un patrimonio storico-archeologico di inestimabile valore, centri storici da valorizzare che nulla hanno da invidiare ad altri posti nel mondo, vedi per esempio Aiello Calabro, Cleto e senza dubbio Amantea, e poi tutto quello che madre terra ci dona da sempre in termini di eccellenti prodotti e bellezze naturali. 
Valorizziamo perciò tutte questo bene reale, col tempo ne trarremo sicuramente dei benefici, siano essi di natura economica, sociale e culturale. 
Ah, dimenticavo! Quando il vento soffia impetuoso sulla costa tirrenica non abbiate paura, è ancora lui Giocasto che si sollazza!

Salvatore Perri
Gruppo Archeologico Alybas

Commenti