di Franco Pedatella
Il testo
viene composto oggi, la sera delle dimissioni di Berlusconi dalla carica di
Presidente del Consiglio dei Ministri, mentre il Paese è attraversato da un
moto di profondo risentimento verso quest’uomo che da diciassette anni quasi
ininterrottamente guida le sorti
dell’Italia.
Non c’entran niente quelli di Mentana
con questo che oggi è andato al Quirinale:
egli è sol quei che per un’Egiziana
s’è comportato in modo demenziale.
Quelli a Mentana il tempo han dedicato
a render nobil questo patrio suolo;
egli la sua giornata ha destinato
a divertir se stesso e il servo stuolo.
Quelli volevan Roma Capitale
che il vessillo con Mameli alzava
per fare grande il nome nazionale;
egli l’azienda ed ogni voglia appaga,
facendosi or
Lucullo or Nerone,
Sbattuto ha il paese tra irti scogli,
perché nocchiero inetto e senza onore,
attento alla logica del “togli!”,
non per l’erario della sua nazione.
Si leva or la mia voce risentita,
vergin di servo encomio quando ei forte
scherniva ogni censura sollevata
all’agir suo che or tolto gli ha la corte,
ma in lui compiange l’uom del fallimento
e piange miserevol sorte d’altri:
non ebbe mai il desir d’avanzamento
del suo paese, ma suoi piani scaltri.
Franco
Pedatella
- Cleto, 12 novembre 2011
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