Fonte Il Quotidiano della Calabria di lunedì 17 agosto '09, pag. 39
L’uscita dell’ultimo numero de ilfilorosso (il n° 46/2009), il semestrale di cultura, poesia e letteratura avviato nel 1986, annuncia nelle prime pagine una assenza importante. È quella del fondatore che una brutta malattia lo ha strappato alla vita e alla poesia, “una sera di giugno/ gonfia del profumo dei tigli”. La morte di Francesco Graziano, avvenuta il 7 giugno scorso, in una domenica di elezioni, è passata senza la giusta attenzione mediatica. In molti hanno saputo del triste evento tempo dopo, solo all’uscita della sua rivista, diretta assieme alla moglie Gina Guarasci, e del mensile della Fondazione A. Guarasci. Eppure, “quando muore un poeta il mondo piange, maggiore è la solitudine nelle sue strade”.
E Francesco Graziano, poeta lo era. Nato a Rossano (Cs) nel 1949, ha insegnato italiano e latino nei licei e ha collaborato a diverse riviste. È stato autore di saggi su Montale, Moravia, Pea, Roversi, Satta, Celati, La Cava, Seminara ed altri. Tra le sue pubblicazioni “Nasse del Sud” (Quaderni de ilfilorosso, 2002), con prefazione e traduzione in inglese di Annalisa Saccà; e “Cronache di anni d’abisso e di vento” (Rubbettino 2003), con prefazione di Roberto Roversi. La sua creatura della quale andava più fiero era però ilfilorosso. Di cui era, oltre che fondatore, direttore e anima di ogni iniziativa editoriale e culturale. Ora che il professore Graziano non c’è più, è volontà condivisa da tutti i collaboratori, storici e occasionali, di far continuare a vivere la rivista – a cominciare dal prossimo numero di dicembre che sarà a lui dedicato -, “perché ilfìlorosso non è mai stato una semplice rivista culturale, ma un incontro di uomini che credono nella poesia, nell'arte, nell'impegno civile e che credono che scelte fondate su questo non solo sono possibili, ma belle da vivere”.
“Francesco – scrive Paolo Ragni nel suo saluto al poeta scomparso - è stato sempre amatissimo dai suoi ragazzi. Sempre affabile nei modi e intransigente nelle cose più importanti, appassionatissimo pur nella ricercatezza del parlare, ha insegnato a miriadi di studenti il valore, la bellezza, l'impegno nello studio. Ha insegnato l'amore per la cultura, per l'applicazione seria e non a buon mercato, per la ricerca, per la critica, per il pensiero liberato dalle strettoie del dogmatismo e della superficialità”.
“Questo suo modo dolce e caparbio lui – continua Ragni - lo ha trasmesso anche a noi de Ilfilorosso: nessuno steccato, nessun apriorismo, ma una grande voglia di lavorare insieme, di progettare un percorso comune, di ritrovarsi insieme all'interno di un cammino di cultura”.
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