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Gli arcana imperii e la valle dell’Oliva

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del prof. Alfonso Lorelli, vice-presidente del Comitato civico Natale De Grazia di Amantea (Cs), sul caso "navi dei veleni" e fiume Oliva, alla luce dell'intervenuta archiviazione del "caso Cetraro" e della campagna stampa che ne è seguita. di Alfonso Lorelli Che sulla vicenda delle navi dei veleni e delle scorie radioattive potesse distendersi ancora una volta il silenzio di Stato, non abbiamo mai avuto dubbi; né che i costruttori di verità a tavolino potessero trovare megafoni sempre pronti e velinari sempre disponibili. La povera gente come noi, che si batte a mani nude per conoscere la verità su problemi enormi come l’affare nucleare, viene sempre zittita attraverso una vasta ed incontrollabile organizzazione dei poteri forti e coalizzati operanti in silenzio, che comprende sia la manipolazione dell’informazione che la somministrazione di una verità ufficiale le cui fonti di prova sono sempre sottratte ai cittadini.

A 35 anni dal golpe argentino del 24 marzo 1976. I ricordi della signora Emma Cuglietta, emigrata calabrese

Sono 35 gli anni passati dal 24 marzo 1976, quando in Argentina c’è il golpe che esautora il governo di Isabel Martínez de Perón, e che fa precipitare la terra dei gauchos in una profonda notte che durerà sino al 1983. I numeri di quel periodo dittatoriale sono terribili: 30 mila desaparecidos (il 30% di origine italiana),  2.300 omicidi politici e oltre 10.000 arresti politici. Ma anche tante - 250 secondo i dati del rapporto Nunca Mas stilato dalla commissione presieduta dallo scrittore Ernesto Sabato - furono le “vite rubate”, ossia tutti quei bambini che furono portati via ai genitori desaparecidos. O forse 500, come affermano le Abuelas de Plaza de Mayo. Quegli anni sono ancora ben presenti in chi li ha vissuti in prima persona. Abbiamo ascoltato una testimone che pochi mesi prima del golpe aveva perso il marito. Una morte, quella di Nando Aloisio, militante della sinistra e sindacalista, in qualche maniera sospetta. La signora Emma Cuglietta è nativa di Aiello Calabro, c

Unità d’Italia. Martiri calabresi della causa della Libertà italiana

di Gaetanina Sicari Ruffo Nell'immediatezza della ricorrenza dei centocinquanta anni dall'Unità italiana la Calabria non può fare a meno di ricordare quanti dei suoi figli combatterono e morirono per annunziare i principi di libertà e d'uguaglianza che si propagavano nella penisola, a partire dal 1847, con un anno di anticipo sul '48 e tredici prima della Spedizione dei Mille. A Reggio Calabria e nella sua provincia comitati di volontari raccolsero l'invito che veniva da Napoli e da Messina per coinvolgere il popolo nella lotta di liberazione della penisola. A Messina l'insurrezione morì quasi sul nascere, mentre in Calabria si protrasse per circa due settimane.