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Rodolfo Walsh, il giornalista e scrittore che fu ucciso dalla dittatura argentina

Era il 25 marzo del 1977 quando Rodolfo Walsh, il giornalista che ha rovinato i piani della CIA con lo scoop che rivelò, nell’aprile del ’61, l’imminente attacco americano della Baia dei Porci a Cuba, fu ucciso dalla dittatura argentina. Il giorno prima di cadere vittima di una imboscata di militari, un “grupo de tareas” dell’Esma (La Scuola di Meccanica della Marina militare di Buenos Aires), Walsh aveva firmato e spedito una durissima lettera di condanna del Regime alla stampa (che nessun giornale pubblicò) ed alla Giunta miliare di Videla e Massera, andata al potere proprio il 24 di marzo del ‘76, rovesciando il governo di Isabelita Peròn. Quel giorno del marzo '77, Rodolfo Walsh viene ferito mortalmente nel conflitto a fuoco con i militari ed il suo cadavere fu poi portato all’Esma. L’obiettivo, se non si fosse ribellato (con sé portava una pistola) e non avesse ferito uno degli assalitori, era quello di sequestrarlo e torturarlo. Ancora oggi il sequestrato n° 26.001 - pe

Nando Aloisio

QUANDO Nando Aloisio muore è il 12 novembre del 1975. «In Argentina - come ci racconta il figlio Alfredito, docente di psicologia all’Università di Barcellona in Spagna che alla morte del padre aveva 18 anni e militava nella Gioventù del Partito Comunista -, si stava imponendo l’idea, mediante l’azione dei mezzi di comunicazione di massa, che il caos si stava avvicinando, e che mancava una condotta patriottica per far ritornare il paese alla “civilizzazione”. Era questa – aggiunge - un’epoca molto movimentata. Da un lato, i militari che ancora non si erano decisi a prendere il governo (lo avrebbero fatto poi l’anno seguente), si dichiaravano, con l’appoggio del parlamento, in guerra contro i gruppi guerriglieri. Dall’altro, era cresciuta una parte fascista che si incaricava di minacciare e ammazzare persone vicine alla sinistra». Fernando Aloisio, era emigrato in Sudamerica nel 1948. Era nato ad Aiello Calabro (Cs) il 28 aprile 1923. Diplomatosi come perito agrario, aveva ricoperto dal

A 31 anni dal Golpe argentino

L’HANNO chiamata la notte dell’Argentina. E tale è stata dal quel 24 marzo 1976 in cui avviene il Golpe che rovescia il governo di Isabel Martínez de Perón. Da allora sono passati poco più di 6 lustri, l’Argentina è ritornata alla democrazia, ma ancora le ferite aperte sono tante e dolorose. Oggi si parla di 30 mila desaparecidos (il 30% di origine italiana), 2.300 omicidi politici e oltre 10.000 arresti politici che la cosiddetta Guerra Sporca provocò. Ma anche tante - 250 secondo i dati del rapporto Nunca Mas stilato dalla commissione presieduta dallo scrittore Ernesto Sabato - furono le “vite rubate”, ossia tutti quei bambini che furono portati via ai genitori desaparecidos. O forse 500, come affermano le Abuelas de Plaza de Mayo. A tutt’oggi sono solo 72 los Hijos ritrovati. Ma le nonne di Plaza de Mayo, con la costituzione della Banca Nazionale Genetica, sperano di ritrovare anche gli altri. La situazione argentina precedente al 1976 che aveva generato il Golpe era di forte crisi.

William Blake a 250 anni dalla nascita

“Shall I call him artist or genius - or mystic - or madman? Probably he is all.” Queste sono le parole tratte dal Robinson’s Diary, del 10 dicembre 1825, di H. C. Robinson. Parole che si interrogano sulla personalità di William Blake, un artista totale che dipinge, incide, scrive poesia (conosciuto per essere l’autore dei Canti dell’Innocenza del 1789 e dei Canti dell’Esperienza del 1794), che compone musica, considerato e conosciuto nella sua epoca soprattutto per l’attività di illustratore di libri. È certamente un uomo di genio, come lo definisce Coleridge. Il suo valore è conosciuto anche fuori dall’Inghilterra. Un pittore tedesco, che lo aveva conosciuto, ebbe a dire: “In Inghilterra ho visto molti uomini di talento, ma solo tre uomini di genio: Coleridge, Flaxman and Blake, e di questi Blake era il più grande”. Blake - di cui ricorrono 250 anni dalla nascita celebrati con una mostra di Quaderni di appunti alla British Library da metà gennaio sino a tutto il mese di marzo – na

Un viaggio chiamato amore. La vita di Sibilla Aleramo

UNA VITA davvero tormentata. Piena di amori, ma anche di delusioni, di dolore, di impegno sociale, di incontri importanti, di poesia e tenerezza. La vita di Rina Faccio o meglio di Sibilla Aleramo, la scrittrice e poetessa vissuta dal 1876 al 1960, è stata effettivamente così. «Era una donna bellissima. I suoi capelli bianchi le incorniciavano il viso come un’aureola». Il ritratto che Livia Naccarato, poetessa e scrittrice originaria di Aiello Calabro (Cs), traccia della Aleramo in una recente conversazione, è puntuale e suggestivo. La vita di Sibilla è molto movimentata e tormentata. Dapprima, la malattia mentale della madre, poi la violenza che subisce a soli 16 anni dalla quale, come conseguenza, ne deriva un matrimonio riparatore, un figlio e quindi il fallimento di questa non voluta unione coniugale. In seguito, ha diverse altre relazioni amorose, prima con il poeta Giovanni Cena che le darà lo pseudonimo di Sibilla Aleramo; poi con il pittore Cascella; il poeta Dino Campana, con