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16 giugno, il BloomsDay


di Carmelina Sicari - Direttrice di Calabria Sconosciuta
Il 16 giugno si festeggia ormai dovunque e non solo a Dublino o a Trieste dove Leopold Bloom è nato. Naturalmente parlo del protagonista di Ulisse e di Joyce il suo autore dublinese ma vissuto a Trieste dove scrisse l'opera destinata a rivoluzionare la letteratura novecentesca.
Qui oltre che la data che è la giornata vissuta e spiegata ai lettori di Leopold Bloom, volevo fare un parallelo tra Proust che alla memoria affida la strabiliante costruzione della sua scrittura e il flusso di coscienza di Bloom altrettanto rivoluzionario. Per spiegarmi in termini geometrici si tratta di una scrittura orizzontale, quella di Proust e di una verticale, quella di Joyce. Ma in entrambi esplodono nelle epifanie, nelle numerose apparizioni, le cose.
Si tratta del problema immortalato da Foucault ne le parole e le cose. Si tratta della realtà ed è il contenuto dell'affermazione cartesiana. Penso dunque sono, Cogito ergo sum. Le cose esistono, ossia la realtà esiste se la penso, se la elaboro, se me ne impadronisco nel pensiero.
Ma la elaborazione delle cose avviene in modo assai diverso in Proust rispetto a Joyce. Per lui le cose si collegano attraverso emozioni, si associano ed appaiono in un rapporto di condensazioni e di immagini che la memoria elabora ed accumula. Le famose periodesse di Proust che tante critiche gli meritarono all'inizio, periodi che duravano un'intera pagina e che davano la sensazione di essere scritti au petit bonheur, alla rinfusa, alla meno peggio, in una parola, sono il tentativo riuscito perfettamente di trasferire l'accumulazione alle parole, di far sentire nelle parole ed attraverso esse, l'anima delle cose. Il gran rimpianto di Swann quando tramonta l'amore per Odette e che esso possa rivivere nella memoria e non più nel processo fecondo che faceva, attraverso l'accumulazione, vivere le cose.
Il monologo interiore di Joyce fa emergere dal profondo di sé le cose stesse, le fa comprendere e vivere di una vita quasi autonoma. 
La giornata, il 16 giugno, di Leopold Bloom ha le sue stazioni, come Ulisse, parallele, come l'incontro con Molly-Penelope, o con Telemaco ma sono elementi e momenti che subiscono un'apertura, che trovano un significato proprio in questa emersione dal profondo del soggetto. Il 16 giugno è importante perché rivela a Leopold il suo volto, quello degli altri, della stessa grigia Dublino. Si attua l'incontro con il Sé. Incontro difficilissimo e che nessun social strumento di oggi può concedere.
In una parola, la percezione delle cose tra il '20 ed il '30 del Novecento, aveva raggiunto e dava una consapevolezza reale attraverso la grande letteratura che oggi per quanto veloce nessuna rete concede.

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