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In margine ad un convegno letterario. Letteratura e morte

di Carmelina Sicari
Che degli animali divengano simboli non onirici ma filosofici è abbastanza inconsueto. Ma a considerare il rapporto tra letteratura e morte, esso si offre con grande evidenza.
Al Festival delle letterature di Mantova, Philippe Forest ha portato un contributo particolarmente importante ed attuale. Come si sa, lo scrittore francese ha cominciato a occuparsi di letteratura a livello scientifico, è infatti docente di letteratura a Nantes, dalla morte della sua bambina.
Il suo primo romanzo “Tutti i bambini tranne uno discorreva appunto dell'evento tragico della morte della bimba. Non si trattava però di una consolatoria, quanto proprio della nascita della letteratura e soprattutto del suo significato e dei suoi fini quali potrebbero oggi essere letti ed analizzati. La letteratura nei confronti della morte, con cui ha un rapporto strettissimo, ha un atteggiamento interpretativo non solo di consolazione, ma anche di evocazione, di rimozione. Occorre rendersi conto di questi significati, per così dire primordiali, nel pensiero di Forest, per comprendere a pieno la sua importanza letteraria.
Rella recentemente ha discettato a lungo su una triade Morte-pensiero-letteratura. Ad esempio la morte di Socrate è all'origine del pensiero occidentale, segna si può dire la sua nascita. Quando Socrate chiede ai suoi discepoli, tra cui Platone, di sacrificare dopo la sua morte un gallo ad Esculapio, i discepoli si affannano a chiedergli il perché. Esculapio è il dio della medicina e sacrificargli un gallo significa ringraziarlo per un risanamento, una guarigione. Esculapio, spiega Socrate, lo guarisce con la morte del male del vivere. Sembra che rispetto alla poesia del Novecento, Socrate sia un contemporaneo nostro. Ma in realtà la situazione è più complessa. Si tratta del destino dell'anima dopo la morte.
Il Fedro e il Fedone affrontano la questione che mai prima, neppure dagli Egizi, è stata affrontata con tanta capacità analitica. Nel Fedone l'idea della sopravvivenza dell'anima trova un simbolo straordinario: il cigno che canta prima della morte il suo unico canto, il più bello perché vede lo spazio aereo della libertà dell'anima. Il gallo dunque e il cigno. E siamo già in un territorio con ardito transfert che è letteratura.
Ma c'è un'altra immagine che vorrei commentare prima di entrare nel territorio di Forest. Ed è quella dello stupendo mosaico che rappresenta il tuffatore. Sospeso tra l'acqua e l'aria la figura straordinaria ci dice la condizione di sospensione dell'uomo. Il mondo classico dunque trovava simboli e figure per indicare la condizione della vita e la morte.
Forest però inventa un nuovo simbolo: il gatto. La letteratura, la nuova concezione di essa nasce da lì. Se un gatto sta in un tunnel chiuso col cibo avvelenato, è vivo o morto? È vivo e morto, è la risposta. Ossia è possibile non la disgiunzione, ma la congiunzione. Tutto è possibile. La letteratura è il regno del possibile, anzi dei possibili. Così dopo la morte tutto è possibile, ci sono tutti i possibili. Dopo la morte di Pauline e di tutti i bambini. La triade morte-letteratura-resurrezione crea simboli che assurgono a nuovi significati. Lo scrittore francese inventa una scrittura mobile dove tutto diviene davvero possibile: anche la vita dopo la morte, anche la resurrezione. Lo spazio letterario si amplia e compensa dei limiti biologici dei confini imposti all'esistenza. È uno spazio diverso da quello delle religioni che compone una religione laica, per così dire. Nel mondo classico la vita è sospesa come nell'immagine del tuffatore, ma nel mondo di Forest essa nella letteratura realizza la realtà oltre e diversa. Nella tradizione gioachimita ci sono altri animali. L'aquila ed il drago tratti dall'apocalisse.
Ora che l'anno volge al termine questi simboli ci aiutano a comprendere il significato del ciclo della vita e della morte e ad accettarlo.

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