Carmelina
Sicari
La
scomparsa del professore Franco Mosino segna quasi la conclusione di
una generazione che ha espresso non l'antica Reggio ma l'essenza
stessa della città come polis greca. La città è pervasa dallo
spirito della polis greca. Tale spirito ha un termine che è anche un
indice. In gergo suona tragediatore. Ossia posseduto dallo spirito
della tragedia. Lo spirito della tragedia è allucinatorio,
profondamente arcaico e doloroso, fa apparire ogni evento come
ineluttabile, voluto dal destino, irreversibile. Ogni evento è
fatato perciò i rancori diventano inimicizie, il ratto di una donna
all'origine di una guerra sanguinaria. E poi c'è l'invettiva che
anima l'ira funesta. All'origine dei poemi omerici sta proprio questo
spirito tragico che l'antico greco Franco Mosino rappresentava in sé
per noi. L'invettiva è il momento supremo di questo spirito che il
poeta Giunta ha indicato come un indice della condizione degli
abitanti della polis. Franco Mosino lo ha rappresentato.
Invano
Carducci, il poeta di Giambi
ed epodi, ha voluto
esprimere questo sentimento che per essere autentico deve essere
nativo. Le polemiche letterarie del poeta che si definiva scudiero
dei classici, non possono essere paragonate a quelle mosse dal
fileelleno Franco Mosino.
Scudiero
dei classici. E così entriamo dentro l'attività di filologo di
Franco Mosino le cui spigolature sono state pubblicate per lo più in
rapidi pamphlets da Calabria Sconosciuta. La sua patria fu la
letteratura antica e così egli è finito nella questione omerica che
lo ha impegnato con arduo proposito nell'ultima parte della sua
operosa esistenza
Chi
fu Omero? Sgombrato il campo dai luoghi comuni, Franco Mosino
risponde, un greco di Calabria. Ed è facile comprendere il perchè.
È un aedo che conosce i luoghi, Scilla e Cariddi ad esempio e che
canta il mare greco all'origine del secondo spirito del mondo greco,
quello dell'avventura.
Franco
Mosino sperimenta un metodo, la lettura verticale e scopre che nei
primi versi dell'Odissea, le iniziali del verso letto verticalmente
contengono un nome, quello di Appa. Ed ecco la tesi. Il poeta Appa
reggino è l'autore dell'Odissea. Questa teoria rientra pienamente
nella cosiddetta questione omerica che a partire da Vico contiene le
più peregrine ipotesi sull'origine del poema omerico. Senonché Franco Mosino non si sottrae alle polemiche risponde agli
sbeffeggiamenti a fil di spada. Lo spirito della tragedia e quello
dell'avventura nel greco mare si uniscono ad un altro elemento tutto
greco, l'attaccamento al territorio. Un greco ha un solo sogno se è
lontano, il nostos ed ecco Ulisse che pensa solo a Itaca anche quando
è trattenuto dalla dea o quando incontra Nausicaa. Ed ecco Senofonte
e compagni che gridano di gioia quando vedono il mare. Thalatta,
thalatta e per loro significa il ritono ancora. E i trecento di
Leonida muoiono sul posto con ferite tutti al petto mentre combattono
contro la massa informe dei barbari. I persiani avevano minacciato: -
Copriremo con le nostre frecce il sole. E Leonida risponde: - E noi
combatteremo all'ombra. E questa è la virtù greca che si sostanzia
di questo amore per il territorio. Lo stesso che Franco Mosino ha
rappresentato.
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