C'è un
periodo che riguarda la città tirrenica, quello altomedievale, dei
secoli IX e X, ancora poco esplorato. Al-Mantiah, così si chiamava
durante la dominazione araba, viene conquistata nell’839. Per la
sua importanza strategica, Cincimo vi creò un Emirato durato fino
all’886, quando ci fu la liberazione da parte di Niceforo Foca che
iniziò un’opera di bonifica e di grecizzazione di quanto ricordava
il periodo arabo. Amantea ebbe anche una seconda dominazione (985),
ma dato che il territorio servì solo da scalo fortificato, non fu
ripristinato l’Emirato, e anche l’obiettivo dell’arabizzazione
divenne secondario. L’avvento dei Normanni poi, e il processo di
latinizzazione delle strutture ecclesiastiche e della organizzazione
civile portarono ad una ulteriore perdita delle caratteristiche arabe
nel territorio. Nonostante la lenta e inesorabile diminuzione delle
antiche vestigia, però, è ancora possibile trovare indizi e
imbattersi in resti che rimandano al passato arabo della Città e dei
dintorni.
Di questa fase storica
che ha riguardato Amantea se n'è parlato in un interessante incontro
curato dal locale club dei Lions, al quale hanno preso parte: Emilio
Ruggiero, vice presidente Lions che ha fatto da moderatore, Michele
Scialis, presidente del club, Giuseppe Sconzatesta, del Cenacolo “Lo
Scaffale”, il quale ha trattato il tema de “La scoperta della
miniatura del “Synopsis historiarum”, che illustra l’assedio
bizantino di Niceforo Foca ad Amantea nell’anno 886 d.C., e Sergio
Ruggiero, anch’egli del Cenacolo letterario, che ha concluso con
una dettagliata relazione. Non è mancata, nel corso della serata, la
lettura dell'attrice Paola Scialis, di alcuni brani tratti da “Le
Mille e una notte”, e di un brano della cantica “Gli
amanteoti” scritta dal poeta amanteano ottocentesco Pasquale
Furgiuele.
Oltre agli aspetti
bellici e politici riguardanti l’Emirato di Al-Mantiah, la sua
nascita, la sua evoluzione e il suo tramonto,
l'approfondimento di Sergio Ruggiero ha toccato pure la trattazione
di questioni riguardanti l’eredità tecnologica e culturale
che la dominazione saracena ha lasciato alla città e
all’occidente in generale, nel campo della navigazione,
dell’astronomia, nella geografia, ma anche nell’agricoltura,
nel commercio e nella pesca, e di riflesso nel linguaggio.
Proprio sull'aspetto linguistico, alcuni anni fa, uno studio di
Giuseppe Staccioli ha posto l'attenzione sui toponimi arabi che
ancora si conservano, in particolare nei paesi del circondario. Nel
lungo elenco dei luoghi compaiono: sciolle, catuso, ciarrelli,
cibbia, faugara, zaccanelli, sciamali, lalimena (al-iman, la fede);
al-manty’a (la sporgente); Tariffi (t’arifa, quasi certamente il
posto della dogana tra l’Emirato e il territorio dei Longobardi),
Cafarone (hafar, cavità) e molti altri. La penuria di toponimi ad
Amantea, secondo lo studioso, è in accordo con quanto riportato
sulle azioni di Niceforo Foca dopo la conquista di Amantea nel 886
volte a eliminare i simboli della comunità musulmana e anche il loro
ricordo. Una cura minore invece è stata esercitata per le zone
rurali permettendo la conservazione più agevole dei toponimi.Rassegna stampa
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