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Storia & Arte. Dal viceregno spagnolo alla prima età borbonica. Ad Aiello (Cs), un convegno dei club Rotary di Amantea e Rende


La storia feudale, l’architettura, l’arte in quello che fu lo Stato di Ajello, nel periodo che va dal vice regno spagnolo alla prima età borbonica, sono gli argomenti sui quali si confronteranno diversi studiosi in un convegno che si terrà, sabato 16 novembre, nel teatro comunale di Aiello Calabro (Cs), a partire dalla 17, organizzato congiuntamente dai club Rotary di Amantea e Rende.
A precedere le relazioni, i saluti del sindaco Iacucci, dei presidenti dei club di Rende, Casimiro Giannuzzi, e di Amantea, Antonio Raffaele Dileo; mentre Francesco Verre, assistente del Governatore, concluderà la serata culturale.
Quattro gli approfondimenti in scaletta. Antonello Savaglio parlerà del potere feudale ad Aiello e la nascita del Casale rurale di Terrati. Sergio Chiatto, invece, proporrà un viaggio ideale nella cittadina del 1753, attraverso la disamina delle rivele del catasto onciario aiellese.
Il palazzo Cybo-Malaspina
Dopo la parte storica, sarà la volta dell’architettura e dell’arte. Tra le più significative testimonianze del passato, ancora ben conservate, vi sono il palazzo Cybo-Malaspina, magnifico palazzo della prima metà del XVII secolo; tra i più interessanti di Ajello, per bellezza ed eleganza, che sarà il tema del contributo di Francesco Mazzotta. Infine, Maria Spadafora si soffermerà sull’attività dello scultore Pietro Barbalonga, attraverso le committenze nobiliari ed ecclesiastiche. Lo scultore e scalpellino messinese, in attività ad Aiello dalla fine del ‘500 al 1626, anno della morte, è autore - tra le altre opere che si contano in Calabria, in particolare ad Amantea, e Tropea -, insieme a Cioli e Matini, della cappella Cybo, autentico gioiello del Rinascimento calabrese.

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La Cappella Cybo - La scheda
La Cappella Cybo, il cui prospetto è alla sinistra dell’atrio dell'ex Convento degli Osservanti, fu realizzata nel 1597. Tra gli esecutori materiali vi furono scalpellini di scuola fiorentina, che adottarono un linguaggio espressivo michelangiolesco.
Infatti, molti elementi del prospetto esterno richiamano al linguaggio scultoreo del grande Michelangelo (erme, timpani rettilinei spezzati, volti satireschi, conchiglie rovesciate). All’interno della cappella vi è l’altare a fastigio in marmi verdi, bianchi e neri di Calabria, al cui centro, ormai irrimediabilmente perduto era un affresco del ‘500 di scuola napoletana che raffigurava la Madonna delle Grazie.


Il Palazzo Cybo - La scheda

Tra i palazzi più importanti di Aiello, per bellezza architettonica ed eleganza, è il Cybo Malaspina-Giannuzzi (ora Viola) della fine del ‘500. Si trova in Piazza Plebiscito. Ha una elegante facciata in travertino, con un cornicione che divide il piano terra dal piano nobile. Il portale ha due colonne laterali di ordine dorico-tuscanico che reggono una trabeazione con maschera, su cui è il alcone con balaustre. Ancora, più su, sta un frontone triangolare spezzato con al centro lo stemma gentilizio (dei Giannuzzi). A destra e a sinistra del piano nobile vi sono finestre modanate, mentre quelle del piano terra sono inquadrate da mostre in pietra evocanti un bugnato. L’androne è in stile romano, con trabeazioni, nicchie, e scale decorate in pietra. Nella facciata laterale, infine, si possono ammirare le ringhiere dei balconi in ferro battuto.

LA SCHEDA
Palazzo Cybo-Malaspina Piazza Plebiscito
AIELLO CALABRO
Epoca: prima metà del XVII secolo;
Proprietà: Famiglia Viola;
Catastale: foglio 9, particella 59;
Vincolo: notifica del 23.06.1934, ai sensi della Legge 20.06.1909, n° 364.
Brevi note storico-architettoniche
Il palazzo, una delle emergenze architettoniche più rilevanti del Patrimonio Culturale aiellese, è conosciuto a tutti come Palazzo Cybo-Malaspina.
Pare essere verità (fonti: M. Cammera, G. Ceraudo), invece, che il palazzo (in “loco ditto in pede di Piaza) fu acquistato nel 1589 da Marco Giannuzzi Savelli dalla famiglia allora proprietaria, almeno dal 1504, dei De Amato, assieme al Suffeudo di Donna Guglielmina. Dunque del palazzo, in quell’epoca: “… la Camera Ducale (non) vi possiede abitazione alcuna, tantoché l’affittatore ed erario stanno a case d’affitto…”, ed inoltre, la Casa ducale Cybo “possiede solamente una stanza nell’angolo della città verso Ponente, situata sopra di un membro terraneo posseduto da D. Giuseppe Belmonte accosto un picciolo orticciuolo col Giardino del Reverendo D. Francesco Arlotti…”.
La proprietà del Palazzo rimane ai Giannuzzi sino a dopo il 1822. Dopo tale data l’edificio è acquistato dalla famiglia Viola, attuale proprietaria.
Danneggiato o distrutto dal terremoto del 1638, fu ricostruito nel quinquennio 1638-43.
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Presenta una facciata con intonaco rustico e paraste in pietra a “bugne” negli angoli. Un cornicione divide il piano terra dal piano nobile. Il portale ha due colonne laterali di ordine dorico-tuscanico che reggono una trabeazione con maschera, su cui è posto il balcone con balaustre. Ancora più su sta un frontone triangolare spezzato con al centro lo stemma gentilizio dei Giannuzzi. A destra e a sinistra del piano nobile vi sono finestre modanate, mentre quelle del piano terra sono inquadrate da mostre in pietra evocanti un bugnato. L’androne è in stile romano, con trabeazioni, nicchie, e scale decorate in pietra. Infine, nella facciata laterale, si possono ammirare le ringhiere dei balconi in ferro battuto.

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