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Il ricordo di Little Tony della biografa ufficiale, la giornalista Vittoria Siggillino

La giornalista V. Siggillino a Porta a Porta 
Se chiudo gli occhi e ripenso alla prima volta che ho visto Antonio Ciacci, beh, un po' sorrido.
Lo so oggi non si può sorridere. Oggi ti devo salutare Tony. 

Non vorrei raccontare quest'ultima pagina di quella biografia scritta insieme per quattro anni, ma ti devo tanto. Piccola, impacciata e sognatrice, agli inizi della carriera giornalistica, avevo scritto un pezzo per Il Messaggero in occasione di una festa natalizia e il ciuffo più rock era fra i vips che avevano animato una notte romana da scrivere.
Il giorno dopo, Little Tony, sì proprio Little Tony, mi convoca in uno sperduto studio di registrazione. Avevo attraversato Roma cambiando mille autobus. Sconvolta per il trambusto e quasi incredula, lo trovo subito dietro la porta, perfetto alle 9 del mattino, capelli sempre folti e pettinati, semplice ed elegante, serio dietro i suoi occhiali azzurri mi dice: "Piacere, sono Tony".
Ti ho adorato immediatamente; mi hai fatta entrare e dalla valigetta hai tirato fuori foto e ricordi: pochi minuti dopo ero già pronta a registrare la tua straordinaria avventura.
Febbraio era il tuo mese speciale, il 9 poi un giorno solenne: "Lo sai che la mia CRISTIANA ed io siamo nati lo stesso giorno?!"
Tony, la gioia, l'entusiasmo ma anche il rigore della fatica di essere un uomo che si è fatto da sè.
"Allora" - hai detto – "dobbiamo raccontare dell'estate a Sestri con mio padre e i miei fratelli, i miei tuffi, le seratine in cui suonavamo tutti insieme" – ti sei fermato e ridendo - "beh io suonavo solo i bonghetti ma le ragazzine erano tutte intorno a me e dicevo a mia madre che un giorno sarei diventato famoso, in qualche modo famoso". Risate di tutti e ancora: "Non dobbiamo dimenticarci del mio incontro con Salvador Dalì e con Enzo Ferrari, della mia passione per le automobili e tutto l'amore dei miei fans che adoro" poi ti sei fermato, hai sospirato e preso una foto: "Devi scrivere la cosa piu' importante, scrivi che Little Tony ha amato una sola donna nella sua vita, Giuliana Brugnoli, la mia adorata Giuliana che un male terribile mi ha portato via troppo presto". Malinconico tu, muta io, non ho osato fare alcuna domanda, incantata dal mito e ubriaca di entusiasmo per la grande occasione che stavo per vivere, commossa per l'umanità che mi stava inondando.
Ad un tratto mi hai guardato serio e detto con voce ferma: "Questo sono io, la mia storia è pazzesca, fatta di tante coincidenze e fatti curiosi. Saremo in grado di raccontarla?"
PAUSA
"Anzi, tu, come hai detto che ti chiami?? Tu, sarai in grado di raccontarla?".
Ed io: "Signor Tony, sarò in grado..e lei??"
Tremavo ma ero felice e divertita.
Ti sei messo a ridere e mi hai detto: "Hai fegato. Il libro lo fai tu.. Vittoria!".
Mi hai dato tanto, ci hai dato tantissimo, non solo attraverso le note, ma nella vita semplice che hai condotto oltre il grandissimo successo.
I tuoi nipotini, Mirko, Martina e Melissa di cui eri fiero e la mia amica Cristiana, una ragazza meravigliosa, un grande talento della danza, una figlia dal raro amore, un essere speciale che hai adorato ogni secondo del tempo vissuto. I tuoi amici, gli stessi da sempre. Nonno Rock, quante caramelle mangiate insieme mentre parlavi, raccontavi, rispondevi alle telefonate di Albano, amico vero, di Massimo Boldi, raccontavi di Mina, amica nei momenti difficili del Canada e Bobby sempre con te. Con Enrico e Alberto, programmavi nuovi concerti e sceglievi nuovi pezzi da cantare con una delle voci più internazionali che davano al rock il giusto colore. Sceglievamo episodi e parole, telefonavi e leggevi ai tuoi amici il racconto dell'uomo semplice che s'incarna nel mito immortale, che non invecchia e non muore, che ha preso il solito aereo per l'America, pronto a salutare tutti con un sorriso incantevole, pronto a vivere nel corpo e nella voce il rock and roll.

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