di Franco Pedatella
Non voglio dare l’impressione di essere
masochista, ma se la neve che è arrivata, come del resto fa ogni anno (per chi
“ha sale nel cervello”), è in quantità tale da far capire al popolo italiano come stanno
realmente le cose, mi sento di dire che, almeno per una volta, è la benvenuta.
In realtà, al di là delle ridicole polemiche tra
il sindaco di Roma ed il capo della Protezione Civile, il problema è al di là
del disagio romano: uno Stato serio (o qualunque organismo istituzionale) si
attrezza ad un livello nettamente superiore a quello che “storicamente” è il
“livello di guardia” delle calamità e delle emergenze verificatesi o che si
possono verificare. Così fa nel suo piccolo anche il comune padre di famiglia
dotato di un minimo di buon senso.
Ma, se chi governa presenta continuamente nelle
parole lo Stato come un “grande ladrone che mette le mani nelle tasche dei cittadini”, allora il messaggio è quello che va in direzione
di uno Stato che deve essere “disarmato”, vorrei dire disattrezzato, e di un
modello di società in cui ci sia “meno Stato”.
Allora, se si vuole “meno Stato”, cioè una
presenza piccola e quasi occasionale e non decisiva dello Stato nella società
civile, non ci si può lamentare se di fronte ad una nevicata lo Stato non c’è:
i mezzi della Protezione Civile, al di là delle possibili responsabilità
interne alla Protezione Civile medesima, non sono per le strade a prevenire ed
a soccorrere i cittadini di fronte ad un caso di emergenza.
Non sono per le strade, perché non ci sono, e
non ci sono, forse perché non hanno uomini né carburante, ed in ogni caso
perché c’è “meno Stato, e c’è “meno Stato, perché chi ha governato questo Paese
ha voluto uno Stato meno presente, e comunque una sua presenza dequalificata,
nei posti strategici della vita dei cittadini, dalla giustizia ai trasporti,
dalla scuola alla sanità, dalla protezione civile alla sicurezza sociale, dalla
lotta alla criminalità ed all’evasione fiscale al servizio della tutela
dell’ordine pubblico.
Pensate: la neve ha bloccato un intero Paese. È impensabile!
Inimmaginabile!
“Meno Stato”, dicono lor signori, propinandoci
la lezione quotidiana del loro liberismo, perché ci vuole uno Stato più
“leggero”, meno “pesante”, che “costi di meno” e chieda meno tasse! A chi? Ai
ricchi, visto che i poveri le pagano già!
Di questo passo, quello che è accaduto oggi
sulle strade e lungo le ferrovie per la neve, domani accadrà negli ospedali in
caso di qualche emergenza; anzi talora, in forma transitoria, accade già.
Si pensi ai posti di pronto soccorso
insufficientemente attrezzati e di
conseguenza alle ambulanze ferme perché non possono liberare le barelle mentre
un “infartuato” richiede aiuto.
I treni non hanno personale sufficiente, i
binari delle ferrovie non vengono ispezionati, gli autobus non sono forniti di
catene e di gomme antineve, le strade non vengono curate, gli ospedali non
hanno sufficienti medici né personale ausiliario, le scuole sono in
smobilitazione per “dimagrimento dei contenuti” e per insufficienza di
insegnanti e di personale degli uffici.
E qui mi fermo per esigenza di brevità.
Lo sappiano i cittadini italiani!
Se non c’è lo Stato, il cittadino oggi deve spalare la neve da
solo e rimane bloccato nei treni, domani dovrà fare da sé anche di fronte ad
un’emergenza più grossa quale può essere un’epidemia. Lo sappia questo popolo,
che dal ruolo di popolo colto e maestro di civiltà è passato a quello di massa
di creduloni, ammaliati dal primo venditore di fumo che passa, incapaci di
collegare logicamente due nozioni o due concetti!
In una scuola seria, dell’alunno che non sa
collegare si dice che è privo di senso logico e non viene promosso.
Ecco perché, allora, forse c’è bisogno della
neve come maestra capace di non farlo bocciare!
Cleto, 5 febbraio 2012
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