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Rodolfo Walsh, il giornalista e scrittore che fu ucciso dalla dittatura argentina


Era il 25 marzo del 1977 quando Rodolfo Walsh, il giornalista che ha rovinato i piani della CIA con lo scoop che rivelò, nell’aprile del ’61, l’imminente attacco americano della Baia dei Porci a Cuba, fu ucciso dalla dittatura argentina.
Il giorno prima di cadere vittima di una imboscata di militari, un “grupo de tareas” dell’Esma (La Scuola di Meccanica della Marina militare di Buenos Aires), Walsh aveva firmato e spedito una durissima lettera di condanna del Regime alla stampa (che nessun giornale pubblicò) ed alla Giunta miliare di Videla e Massera, andata al potere proprio il 24 di marzo del ‘76, rovesciando il governo di Isabelita Peròn.
Quel giorno del marzo '77, Rodolfo Walsh viene ferito mortalmente nel conflitto a fuoco con i militari ed il suo cadavere fu poi portato all’Esma. L’obiettivo, se non si fosse ribellato (con sé portava una pistola) e non avesse ferito uno degli assalitori, era quello di sequestrarlo e torturarlo. Ancora oggi il sequestrato n° 26.001 - per la cui morte furono arrestate 16 persone, tra le quali Alfredo Astiz e Jorge “Tigre” Acosta - risulta un desaparecido ed il suo corpo non è mai stato restituito ai familiari.
Walsh nella lettera (la Carta abierta de un escritor a la junta militar) accusa la dittatura di aver prodotto, in un solo anno di terrore e di violazioni dei diritti umani, 15 mila scomparsi, 10 mila detenuti, 4 mila morti e decine di migliaia di esiliati, di aver portato il Paese al disastro economico e di aver ridotto la popolazione alla fame.
«Queste sono le riflessioni - scriveva il giornalista argentino nella lettera - che nel primo anniversario del vostro infausto governo ho voluto far pervenire a voi, membri della giunta, senza la speranza di essere ascoltato e con la certezza di essere perseguitato, ma fedele all'impegno assunto tempo addietro di prestare testimonianza nei momenti difficili».
Rodolfo Walsh – ammirato da personaggi del calibro di Garcia Marquez e Cortàzar - era nato il 9 gennaio del 1927. Nel 1941 si trasferisce dalla provincia del Rio Negro a Buenos Aires. Nel 1944 comincia a lavorare come correttore di bozze e traduttore; mentre sette anni più tardi inizia la sua brillante carriera di giornalista. È tra i fondatori delle Prensa Latina a Cuba dove nel ’61 sventa, come già detto, l’attacco americano. Nel 1973, al rientro in Argentina, aderisce ai Montoneros, i guerriglieri della sinistra peronista. Durante il Golpe del ’76, dà vita all’Agencia de Noticias Clandestina. È famoso per il libro "Operación masacre" del 1957 (edito in Italia da Sellerio), considerato un manuale di giornalismo investigativo che anticipa di molti anni il libro “A sangue freddo” (1966) di Truman Capote. Nel volume, si parla dell’Argentina del dopo Peròn, periodo in cui i militari al potere proibiscono addirittura di pronunciare il nome dell'ex presidente. La storia racconta un episodio accaduto il 9 giugno 1956 quando c’è un tentativo di restaurazione peronista che però fallisce. Quella notte l'esercito avrebbe fucilato senza motivo un gruppo di civili inermi nella periferia di Buenos Aires. Un episodio che Walsh viene a sapere da un superstite e che approfondirà con una inchiesta che farà aprire alcuni processi.
Il suo esempio di giornalista impegnato è stato raccolto da un gruppo di detective indipendenti (tra loro giornalisti, storici, professori, studenti), i quali hanno costituito una agenzia – la Rodolfo Walsh – «che si propone come missione l’investigazione e l’analisi di quei fatti, attuali e storici, che influiscono sulla realtà concreta e quotidiana del popolo e che sono occultati o tergiversati dalle grandi corporazioni di comunicazione».

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